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Prova BMW R1200S

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LA MAGNIFICA INCOMPRESA

Introduzione 

La BMW R1200S fu presentata alla fine del 2005 quale sostituta della R1100S, presente in listino dal 1998, sopravvissuta immutata al passaggio alla serie 1150 e amata da una nutrita schiera di motociclisti affezionati. Il nuovo modello rappresentava una rottura netta nei confronti del passato, perché interpretava il concetto di boxer sportivo in modo diverso dai soliti canoni BMW fino a quel momento, per i quali una R poteva essere solo blandamente sportiva e più che altro adatta a un turismo veloce in coppia. Infatti, a differenza della sua progenitrice, comoda anche in due ed equipaggiabile con le ampie valigie Touring già in uso sulle serie R1100/1150, la R1200S è sostanzialmente una monoposto che offre la possibilità di trasportare un passeggero solo per brevi tratte, scomodamente appollaiato sull’alto codone. A peggiorare ulteriormente la situazione, la Casa inizialmente non aveva previsto l’installazione di borse laterali, sacrificando così le velleità anche di coloro che l’avrebbero volentieri utilizzata per viaggi a solo.

A fronte di tali limitazioni dovute alla marcata caratterizzazione sportiva, la S presenta tuttavia una vocazione per la pista ancora lontana da quella delle race replica vere (CBR, ZX e simili), sia per le prestazioni assicurate dal motore boxer, che per quanto interessanti nel loro genere, sono appena paragonabili quanto a potenza a quelle di una supersportiva 600 del momento, sia per la minor maneggevolezza dovuta alle dimensioni extralarge della moto. Bisogna anche tener presente che non tutti se la sentono di correre in pista con una moto in cui una semplice scivolata ad alta velocità può costare l’abrasione di una bella fetta di motore, senza contare il fatto che la BMW Boxer Cup, il trofeo riservato alle R1100S, veniva sostituito proprio in quel periodo con il BMW Power Cup dedicato alle nuove K1200R, di fatto tagliando così la S fuori da ogni attività agonistica.

Tutto ciò determinò l’insuccesso commerciale di questo modello, nonostante la sua evidente superiorità rispetto alla R1100S sotto tutti gli altri aspetti, tra cui il motore, assai più potente (+24 CV), elastico (+15 Nm) e grintoso (potenza massima a + 750 giri), e la ciclistica, più leggera (-16 kg), affilata e dotata a richiesta di ammortizzatori Öhlins di buon livello, e nonostante anche la tardiva adozione delle valigie espandibili Sport. Perciò la R1200S fu prodotta per soli due anni e tolta definitivamente dal listino nel 2008, con buona pace di BMW e grandissima soddisfazione dei pochi, tra cui me, che si sono accaparrati un esemplare di questa moto magnifica.

Com’è

Aspetto generale

La linea della S, senz’altro molto personale, riflette in pieno la virata verso la sportività impressa dalla Casa, ma lo fa in stile BMW boxer, il che, diciamolo, è un ossimoro concettuale notevole, visto che si tratta di un oggetto dalle dimensioni ragguardevoli e nettamente superiori a quelle di qualsiasi supersportiva vera, e la presenza del motore boxer di certo non aiuta ad aumentarne la sportività, sia a livello visivo che concettuale.

R1200S_left_rear_bg

Fatta questa premessa, ci troviamo di fronte ad un oggetto dal design piuttosto sofisticato e otticamente diviso in due parti nettamente distinte: una sovrastruttura di plastiche che passa senza soluzione di continuità dal cupolino tondeggiante – moderno, con il suo faro asimmetrico e le prese d’aria “a doppio rene”, ma legato alle sportive del passato – al serbatoio e ai fianchetti, fino a sfociare nel codone alto, largo, squadrato e caratterizzato dal sofisticato fanale a led e dallo scarico centrale – singolo e non doppio come sulla R1100S, e a richiesta sostituibile con uno scarico dedicato Akrapovič  – e una parte inferiore dominata dalla meccanica a vista: il motore con le sue teste sporgenti, il telaio a traliccio, il forcellone Paralever Evo e i bei cerchi in lega a dieci razze, quello posteriore messo in bella evidenza dall’assenza dello scarico laterale.

R1200S - Akrapovic

Tipiche della Casa le carenature dei foderi della forcella, che deviano il flusso d’aria verso le testate del  motore boxer, migliorandone il raffreddamento.

Avantreno

Di tutto l’insieme colpiscono l’essenzialità, l’originalità e la leggerezza. La riduzione del peso in effetti è stata un obiettivo primario dei progettisti; non a caso la S è la più leggera R quattro valvole di sempre, con i suoi 190 kg a secco (213 in ordine di marcia con il serbatoio pieno), e a tale risultato concorrono innumerevoli dettagli, quali l’alluminio impiegato per la parte posteriore del telaio e l’adozione di impianti e accessori particolarmente leggeri. Al riguardo, di particolare rilievo è il gruppo portatarga e frecce posteriori, fissato direttamente allo scarico senza alcuna struttura di supporto.

Il risultato complessivo è qualcosa di diverso da qualsiasi altra moto esistente, anche BMW, che può piacere e non piacere, ma che soprattutto nella livrea bicolore rossa e argento – la S era disponibile anche in nero, argento e giallo con la parte centrale delle sovrastrutture antracite – non lascia in generale indifferenti e suscita notevole ammirazione presso i conoscitori.

Comandi

Le manopole sono quelle lisce standard BMW, che offrono un buon grip, ma si usurano con relativa rapidità. Le leve al manubrio sono semplici, ma ben fatte e incorporano un semplice registro a vite per la regolazione della distanza dalle manopole. I pedali sono pure piuttosto semplici, in lega pressofusa con un gommino sulla leva del cambio, ma sono correttamente posizionati e assolvono egregiamente alla loro funzione.

I blocchetti elettrici sono quelli che equipaggiano le BMW sportive del recente passato, esteticamente gradevoli e caratterizzati dalla presenza dei serbatoi per i liquidi di freno e frizione a bicchierino, da pulsanti grandi e facili da usare con i guanti e soprattutto dal layout non standard dei comandi.

Le frecce sono azionate da due pulsanti separati e da un terzo pulsante sul blocchetto destro per lo spegnimento, che comunque avviene automaticamente dopo 200 metri o dieci secondi di marcia.

Il clacson – simile a quello di una Panda, come al solito – è azionato da un tasto che deve essere premuto in avanti e verso l’alto, e non in avanti come su tutte le altre moto del pianeta, e questo richiede un po’ di apprendistato – diciamo la verità: all’inizio le frequenti cilecche generano parecchia frustrazione.

Il lampeggio si ottiene premendo con il pollice lo stesso tasto a bilanciere che aziona il devioluci, cosa che rende impossibile il suo azionamento in contemporanea con il clacson.

L’hazard si aziona premendo in simultanea i comandi delle frecce; questi sono dotati del noto simbolo triangolare, ma chi non conosce il trucco, non lo troverà facilmente senza ricorrere al manuale d’uso.

A richiesta si potevano avere le utili manopole riscaldate a due livelli di calore, azionate da un comando a bilanciere posto sul blocchetto di destra.

A sinistra è presente il tasto per il disinserimento dell’ABS optional, possibile solo a moto ferma.

La postazione di guida

Strumentazione

La strumentazione è quella che equipaggia la R1200GS raffreddata ad aria prodotta fino al 2012, con grafica leggermente modificata e strumenti a sfondo bianco. Comprende un display a cristalli liquidi sovrastato da una fila di spie, alla sua sinistra il tachimetro di forma ellittica e in alto il contagiri, sempre ellittico, ma più piccolo.

Di serie essa comprende contachilometri totale e due parziali visualizzabili in alternativa e comandati indifferentemente da un pulsante sulla strumentazione o da uno sul blocchetto sinistro, l’orologio, gli indicatori della marcia inserita e della temperatura dell’olio, ma manca l’indicatore del livello della benzina, disponibile solo a richiesta (a partire dal Model Year 2007) in abbinamento col computer di bordo. Sono comunque presenti la spia della riserva, che sul mio esemplare (ma mi riferiscono comportamenti analoghi anche sugli altri) di solito si accende quando nel serbatoio ci sono ancora 6 litri su 17, e un contatore dell’autonomia residua stimata, che qui arriva a zero quando nel serbatoio ci sono ancora quasi due litri, mentre su altre S ti lascia a secco quando ancora manca qualche km allo zero. Precisione tedesca.

Il computer di bordo, se installato e assente dalla mia moto, consente di visualizzare, oltre al livello nel serbatoio, la temperatura ambiente, la velocità media, il consumo medio, l’autonomia residua (in ogni momento e non solo in riserva come sulla versione base), un allarme di livello olio basso e, se presente la relativa opzione, la pressione dei pneumatici (RDC).

Illuminazione

Il gruppo ottico anteriore, originale e bello da vedere, è asimmetrico e sotto il trasparente in plexiglas cela l’ottica del faro adottato anche sulle R1200GS fino al 2012. La sua efficacia è ottima nel suo genere, ma non pari a quella di un faro doppio, che però pesa sensibilmente di più.

BMW R 1200 S

Il fanalino, piccolo e dal design particolarmente originale ed elegante, sovrasta in parte il codone, è interamente a led e da spento è color alluminio.

BMW R 1200 S

Una volta acceso, la sua luminosità si irradia debolmente anche alla parte superiore, creando un effetto piuttosto sofisticato e originale.

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Posizione in sella

La sella del pilota, non regolabile e posta a 83 cm da terra, è piatta e triangolare, con una parte anteriore stretta e poco imbottita che facilita l’appoggio a terra ai meno alti e il posteriore largo e più imbottito, ed è più comoda di quel che sembra a prima vista, tanto da consentire di stare in sella per parecchie ore senza particolari problemi.

I semimanubri, fissati a una piastra dal disegno leggero ed elegante, sono abbastanza lontani dalla sella e sorprendentemente bassi, più che sulle K1200/1300S, e impongono una posizione piuttosto caricata sui polsi, ma non troppo scomoda, almeno per chi è di statura superiore al metro e settanta, al di sotto della quale occorre distendersi parecchio in avanti. Nonostante i due svasi posti ai lati del serbatoio, sterzando a battuta i palmi delle mani urtano contro di esso, impedendo nelle svolte strette a destra il corretto utilizzo dell’acceleratore. Per me questo è un difetto grave e quasi imperdonabile per una BMW e per tale ragione ho equipaggiato la mia moto con i riser Helibars, che rialzano le manopole di circa 3 cm eliminando il problema e rendendo la seduta più rilassante, anche se sempre piuttosto sportiva.

Le pedane sono relativamente alte e arretrate, ma senza raggiungere gli eccessi di una supersportiva – a spanne sono più o meno al livello di quelle delle KR/KS – e consentono comunque viaggi piuttosto comodi.

Gli specchi sono gli stessi delle KS. Sono belli da vedere, facili da regolare e incorporano gli indicatori di direzione, ma sono imbullonati al cupolino in maniera un po’ strana, con i bracci un po’ troppo ruotati all’indietro e quindi non consentono una buona visuale laterale neanche se regolati al massimo verso l’esterno. Inoltre, i bracci sono un po’ elastici, e se questo non crea grossi problemi sulle quattro cilindri, qui le oscillazioni e le vibrazioni indotte dal motore boxer rendono la visuale sempre poco nitida e un po’ problematica ai bassissimi regimi.

La sella del passeggero, posta circa dieci cm più in alto rispetto a quella del pilota, è ampia, ma dall’imbottitura molto sottile e manca di qualsiasi appiglio che non sia la ridicola cinghietta in similpelle anteriore stile Vespone imposta dalle norme di omologazione. La sua utilità maggiore risiede nella sua parte anteriore, verticale, perché impedisce lo scivolamento del sedere del pilota in accelerazione. Tuttavia, nonostante la sua evidente scomodità, il posto del passeggero è stratosfericamente migliore che su qualsiasi supersportiva, grazie anche alle pedane sufficientemente distanziate.

Nel catalogo accessori BMW è presente una bella carena da montare al posto della sella posteriore, che insieme alle pedane del passeggero smontabili insieme ai relativi supporti consente di trasformare la S in una monoposto.

Capacità di carico

La mia S è dotata delle valigie a soffietto estensibili Sport, che da chiuse sono piuttosto piccole, ma comunque offrono parecchio spazio utile e non ingombrano neanche nella guida in città, mentre una volta estese hanno una capacità di circa 25 litri ciascuna. E’ disponibile anche una borsa serbatoio dedicata, e come su molte BMW non è possibile montare borse magnetiche, perché il serbatoio è in realtà una carenatura di plastica. L’ampia sella posteriore consente di montare agevolmente una borsa anche di grandi dimensioni. Quindi lo spazio per i bagagli è più che abbondante per le esigenze di un single.

Kit valigie BMW

Esistono anche due vani, uno sotto ciascuna sella, che insieme offrono spazio sufficiente per i documenti, gli attrezzi di bordo, un antipioggia molto leggero, il kit di riparazione delle forature e il kit di primo soccorso.

Motore

Il motore è il classico boxer raffreddato ad aria e olio che equipaggiava i primi modelli R1200. L’ alesaggio (101 mm), la corsa (73 mm) e la cilindrata (1170 cm3) sono quelli consueti, come pure la distribuzione a quattro valvole con distribuzione monoalbero a camme “in collo” (l’albero è laterale rispetto alle valvole, azionate da lunghi bilancieri curvi) ed è sempre presente anche il contralbero di smorzamento delle vibrazioni, ma sono state introdotte diverse modifiche per aumentarne la sportività: i corpi farfallati hanno un diametro maggiore, ciascun albero a camme ha una fasatura più spinta ed è montato su tre cuscinetti anziché due, le valvole hanno diametro maggiorato e molle rinforzate, i pistoni sono di diverso disegno e forgiati e, insieme alle diverse teste, determinano un aumento del rapporto di compressione da 12:1 a 12,5:1 (tutti i dati di confronto sono relativi al motore della contemporanea R1200RT, equipaggiata con il boxer più potente dell’epoca).

R1200GS Engine(3)

L’insieme di queste modifiche ha consentito un notevole aumento della potenza, passata da 110 CV a 7500 giri/min a ben 125 CV a 8250 giri/min, mentre la coppia massima, lievemente inferiore nel suo valore massimo, è comunque notevole ed è espressa a un regime più alto (112 Nm a 6800 giri/min contro 115 Nm a 6000 giri/min).

Il motore dà il suo massimo con benzina premium a 98 ottani, ma un sensore di detonazione consente l’utilizzo di benzina verde a 95 ottani senza alcun problema, anche se con un avvertibile calo della coppia.

Come tutte le BMW dell’epoca, la S non è equipaggiata con alcun sistema di controllo della trazione.

Trasmissione

Come di consueto sui modelli boxer raffreddati ad aria/olio, il cambio è a lubrificazione separata, longitudinale a sei marce con innesti frontali, e riceve il moto da una frizione monodisco a secco calettata direttamente sull’estremità posteriore dell’albero motore: soluzione pulita e razionale, perfetta per un motore ad albero longitudinale e centrale.

La rapportatura è pressoché identica a quella delle R1200GS bialbero e LC; queste sono le velocità massime teoricamente raggiungibili al regime di intervento del limitatore (8500 giri/min):

  • 1a 87,2 km/h
  • 2a 125,5 km/h
  • 3a 157,8 km/h
  • 4a 192,3 km/h
  • 5a 220,0 km/h
  • 6a 246,7 km/h.

Freni

La moto è equipaggiata con due dischi anteriori da 320 mm morsi da pinze fisse Brembo a quattro pistoncini e con un disco posteriore da 265 mm e pinza flottante a 2 pistoncini, azionati da pompe di tipo tradizionale collegate come di consueto per le BMW da tubi in treccia metallica.

A richiesta era disponibile – ed è installato sulla mia S – un impianto ABS disinseribile e, a differenza degli altri modelli R, non abbinato ad alcun sistema di frenata integrale, per garantire un comportamento più sportivo e gradito ai puristi.

Interessante e tipicamente BMW il montaggio dei dischi freni, imbullonati direttamente a opportuni supporti presenti nei cerchi, senza l’utilizzo di flange.

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Ciclistica

Come tutte le BMW della serie R, la S sfrutta come elemento portante il motore, sul quale sono montati due semitelai, uno anteriore in acciaio e uno posteriore, assai più esteso e complesso, in acciaio e alluminio, che insieme al motore stesso sostengono anche le consuete sospensioni Telelever all’anteriore e Paralever Evo al posteriore.

Ciclistica

Spicca con evidenza il fatto che sulla S il boxer è montato parecchio più in alto che su qualsiasi altro modello stradale della serie R, in modo da consentire una luce a terra ben più ampia e adeguata anche a un uso in pista.

L’avancorsa è ridottissima e pari a soli 87 mm (tanto per fare un paragone, sull’attuale Street Triple R siamo a 95 mm!), ma ciò non rende lo sterzo nervoso, grazie al manubrio relativamente stretto e caricato, alla riduzione della prontezza dovuta all’angolo di sterzo piuttosto inclinato (24°, praticamente come sulla S1000RR e di 3° circa più orizzontale che sulla attuale R1200R), all’interasse di 1.484 mm e alla presenza di un ammortizzatore di sterzo, come di consueto non regolabile.

Il cerchio anteriore da 3,5″ è equipaggiato con l’universalmente adottato pneumatico 120/70 ZR 17, mentre al posteriore era fornito di serie un cerchio da 5,5″ con pneumatico 180/55 ZR 17 e a richiesta un cerchio da 6″ con pneumatico 190/50 ZR 17, presente sulla mia moto.

Le sospensioni sono ovviamente irrigidite rispetto al solito per far fronte alle maggiori prestazioni; l’escursione delle sospensioni tuttavia è buona, 110 mm all’anteriore e 120 al posteriore, a riprova di una rigidità non eccessiva.

Nella configurazione di serie, l’ammortizzatore anteriore non è regolabile, mentre il posteriore può essere regolato nel precarico con una ghiera azionata da una chiave e nel freno in estensione attraverso una vite.

A richiesta la S poteva essere equipaggiata in fabbrica con sospensioni Öhlins, presenti sulla mia moto e su larga parte degli esemplari venduti (la tentazione di installarli era quasi irresistibile), che consentono all’anteriore la regolazione precarico e del freno in estensione e al posteriore quella del precarico, dei freni in compressione e in estensione e della lunghezza dell’interasse.

La regolazione dei freni in estensione è abbastanza agevole e avviene senza attrezzi attraverso una manopola posta alla base di ciascun ammortizzatore, la regolazione del freno in compressione posteriore si ottiene con un comodissimo pomellino, che consente di passare rapidamente dalla taratura standard a una nettamente più morbida e adatta all’uso in città, mentre per regolare i precarichi è necessario utilizzare l’apposita chiave e la procedura è resa ancora più macchinosa dal fatto che per trovare la regolazione standard occorre misurare la lunghezza della molla, senza altri riferimenti; per fortuna la natura sostanzialmente monoposto della moto rende irrilevante il problema. La regolazione dell’interasse posteriore, utile per chi va in pista e vuole cucirsi su misura l’assetto, richiede lo smontaggio della ruota posteriore.

Il sistema ESA (Electronic Suspension Adjustment) su questa moto non era previsto, e tutto sommato non avrebbe avuto molto senso, oltre a costituire un aggravio di peso.

Come va

Manovre da fermo

la leggerezza della S rende le manovre da fermo piuttosto facili, nonostante il manubrio basso e che quindi offre poca leva. A favore giocano anche la snellezza del telaio e della parte anteriore della sella e la posizione arretrata delle pedane, che quindi non intralciano nelle manovre.

Il cavalletto centrale non è disponibile, mentre quello laterale, particolarmente sottile, è molto elegante e comodo da azionare, ma ha il piede molto piccolo e quindi sui terreni poco compatti richiede l’interposizione di una piastra contro l’affondamento.

Motore

L’avviamento è quello classicamente faticoso e sussultante dei boxer BMW, con la coppia di rotazione che tende a fare inclinare in modo sensibile la moto verso destra.

Il rumore di aspirazione è pressoché assente, la rumorosità meccanica è abbastanza contenuta – e assai più bassa che sul nuovo boxer raffreddato ad aria/acqua – mentre la voce dello scarico è piuttosto secca, più che su altri modelli boxer, una via di mezzo tra quelli tradizionali raffreddati ad aria/olio e i nuovi ad aria/acqua. Con lo scarico Akrapovič il timbro migliora, appaiono dei piacevolissimi scoppiettii in rilascio e se si tolgono i db-killer la faccenda si fa davvero coinvolgente (mi dispiace ammetterlo), senza che il suono aumenti in misura esagerata.

Il motore risponde bene all’apertura del gas, ma non raggiunge la rabbiosità tipica del nuovo aria/acqua installato sulla R1200GS 2013, dotato anche di masse volaniche senza dubbio inferiori.

La regolarità è come di consueto ottima e consente alla S di viaggiare in sesta dai 60-70 km/h senza particolari problemi, garantendo un tiro tale da poter affrontare qualsiasi pendenza e sorpasso senza dover mai fare uso del cambio.

L’erogazione è lineare ed è assente qualsiasi traccia di on-off. Il comando del gas progressivo, con effetto sulle farfalle proporzionalmente crescente all’aumentare del gas, fa bene il suo dovere e a mio avviso non merita le critiche che altri gli hanno fatto.

La coppia ai bassi e medi giri, elevata, è sostanzialmente analoga a quella degli altri boxer 4V monoalbero presenti su tutte le R fino al 2010, ma grazie al peso molto ridotto della S e anche alla rapportatura relativamente corta, garantisce una spinta interessante fin da subito.

Ma il meglio di questo motore emerge quando si tirano le marce: poco prima dei 7000 giri la spinta cresce in maniera del tutto inattesa su un boxer BMW e spinge la lancetta del contagiri fino agli 8500 giri del limitatore in un attimo e senza alcuna esitazione, consentendo accelerazioni in assoluto interessanti e decisamente superiori a quelle ottenibili con gli altri modelli della serie R, ivi compresa la nuova R1200GS raffreddata ad aria/acqua, una velocità di punta altrettanto fuori scala e una certa facilità di impennata nelle prime due marce.

Questa caratteristica però ha un evidente rovescio della medaglia: per guidare col coltello fra i denti sfruttando al massimo le prestazioni, è indispensabile sfruttare parecchio il cambio, perché come si scende al di sotto dei 6500 giri la coppia, pur rimanendo in assoluto a livelli elevati, in proporzione cala notevolmente, dando l’impressione che venga a mancare una bella fetta di spinta.

Trasmissione

La frizione monodisco a secco è abbastanza morbida e anche progressiva. Stacca perfettamente e quindi consente di inserire la prima da fermo in perfetto silenzio e senza contraccolpi, cosa particolarmente piacevole per chi come me proviene da una K1200S.

La leva del cambio è a corsa corta, gli innesti sono impeccabili e abbastanza rapidi anche nella guida sportiva e le cambiate senza frizione sono agevoli.

La rapportatura è pressoché perfetta in qualsiasi circostanza, in autostrada come nella guida sui tornanti di montagna, con marce relativamente corte e uniformemente spaziate, pur con un salto relativamente lungo tra prima e seconda.  In 6a a 130 km/h il motore gira tranquillo a circa 4200 giri e la velocità massima di circa 245 km/h effettivi si ottiene con il motore a 8450 giri, appena prima dell’intervento limitatore. A partire dalla seconda, consente di tenere il motore costantemente al di sopra del regime di coppia massima e ciò rende possibile un efficace sfruttamento del campo di massima accelerazione del motore.

La trasmissione a cardano funziona bene e non evidenzia particolari rumorosità.

Freni

La frenata è piuttosto potente, decisamente resistente alla fatica e molto ben modulabile, grazie anche a una leva del freno anteriore non spugnosa come su altri modelli della Casa. Alcune persone mi hanno segnalato la scarsa efficacia del disco posteriore, ma a me pare una critica immotivata, visto che la potenza è tale da bloccare facilmente la ruota in qualsiasi circostanza. La stabilità in frenata è del tutto irreprensibile, grazie anche alla presenza della sospensione Telelever, che a differenza delle sospensioni normali evita la riduzione dell’avancorsa al comprimersi dell’avantreno.

Sempre a proposito di freno posteriore, è interessante notare il fatto che è assai difficile mandarlo in crisi per surriscaldamento, cosa che invece può avvenire con relativa facilità nella guida esasperata sulla K1200S, dotata dello stesso impianto, ma comprendente la frenata integrale. Il motivo di tale differenza va ricercato nel minor peso della S (-35 kg), ma soprattutto nel fatto che la frenata integrale comporta l’azionamento del freno posteriore ogni volta che si usa l’anteriore, col risultato che quando si usa il pedale da solo per timonare nelle curve a stringere, il freno posteriore sulla K – come pure su tutte le BMW R e K dotate di Integral ABS – è già caldo e quindi ci mette poco a surriscaldarsi, mentre sulla S non lo è.

L’ABS interviene in modo non prematuro, ma è caratterizzato da un allungamento della frenata sullo sconnesso sensibilmente maggiore che sugli altri modelli R e K e analogo a quello riscontrabile sulla serie F, a causa dell’assenza della frenata integrale, grazie alla quale la sensazione della “moto che scappa in avanti” è mitigata sugli altri modelli R e K da una contemporanea maggior pressione frenante sulla ruota posteriore indotta dalla logica del sistema Integral. In ogni caso è disinseribile.

Assetto

Il comportamento delle sospensioni è quello tipico delle BMW di alta gamma, con trasferimenti di carico in frenata anche violenta e in accelerazione particolarmente contenuti, cosa che da un lato garantisce una stabilità e un confort invidiabili e dall’altro toglie ad alcuni un po’ di feeling nella gestione dell’avantreno. Personalmente apprezzo l’assetto BMW e la sua olimpica imperturbabilità in ogni circostanza, ma riconosco che rispetto ad altre moto l’avantreno comunica le informazioni al pilota in maniera meno evidente, e tale fatto appare con particolare evidenza su questa moto, probabilmente perché la posizione di guida caricata sull’avantreno suggerirebbe un feeling maggiore.

L’assetto offerto dagli ammortizzatori Öhlins nella regolazione base è adatto al genere di moto: piuttosto rigido, assicura un eccellente controllo delle masse sospese, è perfetto per la guida sportiva (pur con i citati limiti dovuti alla geometria della sospensione anteriore) e tutto sommato non sporca troppo la guida sullo sconnesso.

BMW R1200 S 2006 model 1170cc sport

Le particolari caratteristiche ciclistiche della S rendono la sua guida estremamente precisa su qualsiasi fondo, unendo una insospettata leggerezza dello sterzo (ecco a che serve la ridotta avancorsa…) a una buona rapidità nel misto e a una stabilità impressionante sul veloce. Per fare un paragone in casa, la S offre praticamente la stessa stabilità della K1300S, ma una facilità di inserimento in curva e una reattività sensibilmente migliori. La guida è sempre neutra in qualsiasi circostanza, anche negli ingressi in curva, dove la spinta verso l’interno indotta dalla distensione della forcella al termine della staccata è presente, ma in misura più limitata che su una forcella normale, caratteristica in larga parte compensata dalla possibilità di entrare pinzati ben dentro la curva senza un’evidente tendenza autoraddrizzante e senza che l’assetto si scomponga minimamente.

Come tutte le BMW classiche, la S non è una moto da funamboli, ma è fatta per dare il suo meglio con una guida veloce e pulita, ed è un gran bell’andare, per chi apprezza il genere. Detto in altre parole, siamo lontani dal comportamento di una KTM Supermotard o di una Ducati Hypermotard, ma nelle mani giuste la S riesce a dire la sua anche nel misto più stretto, mantenendo allo stesso tempo un comportamento decisamente più piacevole ed efficace in autostrada e in generale alle alte velocità.

Tutte queste considerazioni valgono per la versione con lo pneumatico posteriore da 190; immagino che con quello da 180, che non ho mai avuto occasione di provare, la faccenda si faccia ancora più interessante.

Le caratteristiche dinamiche complessive della S la rendono senz’altro adatta alla pista, dove risulta assai più divertente di qualsiasi altra R, grazie alla maggior potenza e alla più ampia luce a terra, e delle K1200/1300 S e R, grazie al minor peso, alla maggior maneggevolezza, alla maggiore luce a terra in curva e a un motore che incute assai meno timore.

BMW R 1200 S

Comfort

Nonostante la sua indole sportiveggiante, la S rimane una BMW a tutti gli effetti e quindi risulta abbastanza comoda e poco affaticante anche sulle lunghe percorrenze. La sella relativamente sottile ma ben fatta, la posizione di guida non esasperatamente sportiva, la discreta protezione dall’aria offerta dal cupolino e la stabilità dell’assetto in tutte le situazioni rendono la guida della S piuttosto comoda e poco faticosa anche mentalmente.

Gli ammortizzatori Öhlins nella regolazione di base, ottimi fuori città, risultano un po’ troppo duri per la schiena in una città come Roma e sullo sconnesso duro in generale, ma le molteplici regolazioni presenti consentono comunque di ottenere un comportamento anche molto differente, e al limite è anche possibile rendere la moto dondolante come una RT. Personalmente uso una regolazione un po’ più morbida di quella base, che rappresenta a mio avviso un ottimo compromesso in tutte le situazioni.

Il cupolino riduce parecchio la pressione dell’aria, pur lasciando scoperta la testa. La situazione migliora sensibilmente con il cupolino MRA di cui è dotata la mia moto, il cui bordo ricurvo fa un ottimo lavoro nel deviare l’aria verso l’alto, riducendo ulteriormente la pressione senza causare turbolenze particolarmente fastidiose.

L’unica nota criticabile in materia di confort sono le vibrazioni, che rispetto alla serie 1150 e in particolare alla R1100S – modello particolarmente infelice sotto questo punto di vista – sono senza dubbio molto ridotte, grazie al contralbero antivibrazioni, ma rimangono a qualsiasi regime e attraverso i semimanubri tendono alla lunga a provocare un po’ di intorpidimento alle mani, come del resto avviene anche sulle altre R1200.

Consumi

La S consuma davvero poco, e la cosa è particolarmente sorprendente quando si tiene conto delle sue prestazioni. Con passo da turista tranquillo, ma non addormentato si riescono a fare comodamente i 21 km/l, e anche guidando come assassini e nel traffico urbano è praticamente impossibile scendere sotto i 15 km/l.

Il serbatoio da 17 litri consente, fregandosene della riserva prematura e facendo la tara all’indicatore di autonomia residua sballato, di percorrere nell’utilizzo tipico circa 300 km, con un minimo di 250 e un massimo di 350 km.

Pregi

  • Bella guida, precisa e poco affaticante per il fisico e per la mente
  • Motore di grande personalità
  • Freni eccellenti
  • Consumi  contenuti
  • Ottimo compromesso tra maneggevolezza e stabilità
  • Cambio preciso e ben rapportato

Difetti

  • Range di coppia massima un po’ ristretto nella guida al limite
  • Interferenza tra le mani e il serbatoio a manubrio tutto sterzato
  • Scarsa efficacia degli specchi retrovisori
  • Vibrazioni alle manopole
  • Comandi elettrici non standard
  • Limitato confort dell’eventuale passeggero
  • Spia della riserva e indicatore dell’autonomia residua piuttosto imprecisi

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Prova BMW F 800 GS 2009

La moto che non c’era più.

VZI BMW F800GS
VZI BMW F800GS

Le grosse enduro bicilindriche sono nate alla fine degli anni ’80 per emulare le gesta degli eroi della Dakar, la capostipite è stata la mitica Africa Twin chiamata anche “la regina del deserto” (tutt’ora amata da una nutrita schiera di motociclisti), un mezzo che ti permetteva di usarlo tutti i giorni in città, di fare delle gite fuori porta comodamente anche con il passeggero, di farti fare le vacanze portandoti dietro la casa e nello stesso tempo ti permetteva delle belle escursioni in fuoristrada o, addirittura, qualche bel viaggio in terra d’Africa nei vari deserti dove ti faceva sentire come uno di quei piloti che correvano il rally più estremo di sempre.

Finito il periodo, queste moto sono sparite evolvendosi in quelle che oggi chiamano enduro-stradali, cilindrata oltre i 1000 cc, ottima abitabilità e protezione e una ciclistica sempre più spostata verso l’uso stradale.

La BMW è stata la prima casa dell’era moderna a credere alla filosofia delle moto da utilizzare a 360°, progettando e mettendo sul mercato la F800GS, andando a coprire quel buco che si era creato con l’evoluzione delle enduro bicilindriche.

Ci troviamo così di fronte una moto con una ciclistica che ricalca le origini, sospensioni dalla lunga escursione (stiamo comunque parlando di un enduro stradale da non paragonare con le enduro racing), ruote da 21” ant. e 17” al posteriore, leggera, con un impianto frenante adatto alle esigenze, un cupolino carenato adatto all’uso stradale e in fuoristrada, comoda anche in due e con i bagagli e adatta anche all’uso quotidiano con un motore di 800 cc e 85 cv più che sufficienti per divertirsi ovunque e molto parco nei consumi, come vedremo più avanti.

Salendo in sella si apprezza la parte centrale che risulta molto stretta, questo è dovuto al fatto che il serbatoio è spostato sotto la sella, il manubrio largo e alto ti fa poggiare le mani in modo naturale facendoti restare con il busto eretto e le pedane sono poste alla giusta altezza, specie con la sella alta, per questa tipologia di moto.

BMW F 800 GSI comandi sono tutti lì dove vorresti trovarli anche se, considerato il prezzo della moto non proprio a buon mercato, avrei gradito trovare delle leve, ma soprattutto i comandi a pedale e le pedane sia del pilota che del passeggero, di fattura più curata e non di semplice ferraccio, senza regolazioni e senza gli snodi della leva del cambio e del freno posteriore tipici delle enduro per evitare rotture in caso di caduta. Peccato perché per il resto la moto trasmette una buona qualità, le plastiche sono ben fatte e ben accoppiate e anche la verniciatura risulta robusta.

Ma come va questa moderna maxienduro? Dopo averla usata ti accorgi che la grande forza dell’F800GS è il bilanciamento dinamico perfetto, la distribuzione dei pesi non poteva essere fatta in modo migliore, la moto è bilanciatissima, ti da subito una grande confidenza ho avuto immediatamente una sensazione di grande controllo in qualsiasi situazione, in città è agilissima filtra bene ogni asperità del terreno e il motore sempre pronto e lineare ti tira fuori da ogni situazione senza mai metterti in difficoltà. Uscendo fuori dalle mura cittadine si apprezza ancora di più il perfetto bilanciamento della moto, tra le curve asseconda il pilota a patto di non forzare con le frenate, in questo frangente la forcella si è rilevata troppo morbida affondando parecchio, non si arriva a creare situazioni di pericolo, ma la guida si sporca parecchio e c’è il rischio di perdere le linee corrette per affrontare la curva, al contrario se la si guida in maniera morbida, rotonda, sfruttando il freno motore e i freni per decelerare….beh non ha rivali, anche perché il motore aiuta parecchio sempre pronto, con dei bassi perfetti e volendo anche un ottimo allungo, i tornanti se li mangia in un attimo e le strade ideali per divertirsi sono quelle tutte curve, alla faccia di chi dice che con la ruota anteriore da 21” non si piega. In autostrada il cupolino mostra i suoi limiti, essendo creato per svariati usi è una via di mezzo, per cui crea qualche turbolenza sul casco facilmente sopportabile, ma se si affrontano trasferimenti molto lunghi passando diverse ore in sella si gradirebbe una maggiore protezione, ho riscontrato anche delle micro vibrazioni al manubrio che subito non infastidiscono ma con il passare delle ore tendono a far formicolare le dita specie della mano destra. Anche qua il motore è ottimo, consuma poco e nel momento in cui bisogna affrontare un sorpasso alla svelta basta ruotare la manopola del gas per avere una buona ripresa anche se si sta già viaggiando a velocità codice.

BMW F 800 GSL’impianto frenante è più che adeguato al tipo di moto, modulabile con un buon mordente e l’ABS non è mai invasivo, entra solo quando serve. Anche i panic-stop risultano facili da effettuare senza che la moto prenda sotto o allunghi la frenata per via dell’ABS.

Ricalcando quello che era il progetto iniziale delle moto a 360° perché non fare una capatina anche lì dove l’asfalto finisce? Ed eccomi su una bella strada sterrata di alta montagna, via l’ABS e ti accorgi subito che il limite maggiore è dovuto dalle coperture di serie decisamente stradali che sullo sterrato tendono a scivolare parecchio, in frenata bisogna usare i freni con molta cautela, anche se l’impianto aiuta parecchio perché molto modulabile, si rischia comunque il bloccaggio molto presto e, se per il posteriore non è un problema perché aiuta l’inserimento della moto in curva, avere la ruota davanti bloccata che scivola si rischia la chiusura dello sterzo con conseguente facciata tra la polvere o peggio ancora uscire dalla sede stradale. In percorrenza di curva bisogna contrastare parecchio con il corpo per sopperire al poco grip delle coperture che tendono a scivolare e in uscita bisogna dosare bene il gas per evitare che il posteriore superi l’anteriore.

Una volta prese le dovute misure ti accorgi che questa moto è divertente da usare pure in questo contesto, la forcella morbida in questo caso viene d’aiuto copiando bene ogni buca o ostacolo non facendo mai perdere direzionalità (gomme permettendo), a patto di non esagerare con la velocità o i salti dove mostra tutti i suoi limiti andando facilmente a pacco,  mentre il mono è tarato in modo da dare sempre una buona motricità alla ruota posteriore, anche sui passaggi più tecnici la trazione è spettacolare, metti la seconda un filo di gas e l’F800GS sale ovunque, veramente un gran motore. La guida in piedi, tipica dell’off-road è perfetta, stretta tra le gambe con le pedane alla giusta distanza e il manubrio sufficientemente alto da stare eretti e non caricati sullo stesso in modo che alleggerire la ruota davanti per superare un ostacolo diventa facile per chiunque, solo chi è più alto di 180 cm gradirebbe una maggiore altezza del manubrio facilmente risolvibile con un paio di riser.

Appena possibile voglio provarla in questo contesto con un paio di coperture più adatte.

Il motore, sempre pronto, lineare e parco nei consumi,  la posizione in sella (con quella alta, quella bassa oltre ad essere meno imbottita per cui tende ad indolenzire i glutei abbastanza in fretta, mi ha dato fastidio anche all’interno coscia all’altezza del cavallo cosa completamente sparita con quella alta), il bilanciamento dinamico e la maneggevolezza sono le cose che mi son piaciute di più.

Quelle che mi son piaciute meno sono i comandi a pedale, le pedane (tra l’altro non ho capito perché quelle del passeggero hanno i supporti saldati al telaietto invece che imbullonati, chi la usa in off rischia, in caso di caduta anche stupida su un ostacolo, che i supporti facciano da leva e piegano il telaietto reggisella che va sostituito completamente) e le sospensioni.

In conclusione posso dire che la BMW con questa moto ha pienamente centrato l’obbiettivo, è un mezzo che fa tutto veramente bene senza, ovviamente, eccellere in niente come è giusto che sia per una moto dalle mille facce che ogni utente può cucirsi addosso.

(articolo by FRIKKE, che ringraziamo!)

Prova BMW R1200GS 2013

UNA GS SPORTIVA

Com’è

Aspetto generale

La moto è una tipica BMW GS: design molto sofisticato e asciutto e costruzione senza dubbio solida, ma forse anche un po’ troppo essenziale sotto diversi aspetti, si vedano ad esempio quelle due specie di maniglie grigie ai lati del cruscotto, il cui interno non è rifinito e mostra le nervature di rinforzo della plastica. Colpiscono comunque l’integrazione di tutte le parti e l’alleggerimento cui sono stati sottoposti alcuni elementi, particolarmente impressionante quello relativo alla piastra di sterzo, ricavata per fusione.

R 1200 GSLa somiglianza col modello precedente è evidente, ma il tutto è stato rivisitato profondamente, tanto che probabilmente il vecchio e il nuovo GS non hanno un solo bullone in comune. Il nuovo modello è più raffinato nel design, più armonizzato nelle diverse componenti, più spigoloso, anche se con spigoli ben smussati e raccordati, e ha masse più voluminose all’anteriore.

Interessante l’inserimento nella linea dei due radiatori per il raffreddamento delle testate, camuffati da due pinne ben integrate nell’insieme, e il design del motore stesso, che ha conservato le alette per il raffreddamento ad aria dei cilindri tipiche del motore boxer BMW.

Belli ed eleganti i cerchi in lega. A richiesta sono disponibili le ruote a raggi, sempre equipaggiate con pneumatici tubeless.

Comandi elettrici

I blocchetti elettrici sono quelli del nuovo corso BMW, esteticamente gradevoli, con comandi delle frecce standard e caratterizzati dalla presenza di numerosi comandi per azionare tutti i servizi disponibili di serie o a richiesta; cominciano a essere davvero tanti, tanto da far sentire di notte la mancanza della retroilluminazione.

Le frecce si azionano con un normale comando a bilanciere, ma con in più la chicca dello spegnimento automatico dopo alcune centinaia di metri, il lampeggio è ottenuto premendo con l’indice una levetta posta sopra al blocchetto e il devioluci è attivato tirando in fuori la stessa leva, sistema inusuale, ma abbastanza comodo. Avviamento e spegnimento di emergenza sono comandati dallo stesso pulsante a bilanciere, con il vantaggio che è impossibile tentare di avviare la moto con il tasto in off.

Il clacson sembra come al solito quello di una Panda. La manovra del relativo pulsante è un po’ ostacolata dalla ghiera sporgente del Multi-controller, presente se si è richiesta la predisposizione per il navigatore BMW.

Il Multi Controller

L’hazard è azionabile con un pulsante dedicato posto sul blocchetto sinistro e non più con i comandi delle frecce premuti in simultanea, come avviene sui modelli equipaggiati con i comandi classici BMW.

Per la prima volta su una GS è presente a richiesta anche il pratico ed efficace sistema di regolazione automatica della velocità Tempomat, che già equipaggia da tempo i modelli più turistici della casa bavarese. Come di consueto, esso viene azionato da una levetta posta sul blocchetto di sinistra, dotata di una protezione scorrevole che funge da interruttore per lo spegnimento. Premendo la levetta in avanti si imposta la velocità corrente, che viene mantenuta finché non si frena o si tira la frizione o si forza la chiusura del gas. Se a regolazione attiva si preme la levetta in avanti o all’indietro, la moto accelera o decelera progressivamente finché non si rilascia il comando, mentre se la regolazione è disattiva, tirando la levetta all’indietro si richiama l’ultima velocità memorizzata.

Strumentazione

Cockpit

La strumentazione è molto bella, originale e assai diversa da quelle del modello precedente e di ogni altra BMW.

E’ composta da un unico strumento comprendente due quadranti analogici per contagiri e tachimetro, da un ampio display a cristalli liquidi dove sono visualizzate tutte una grande quantità di informazioni con caratteri grandi e nitidi, ma dall’asta sottile e quindi non molto ben visibili da tutti, e dalle spie, buona parte delle quali piazzate lungo il perimetro del display.

A richiesta è possibile avere la predisposizione per il BMW Navigator IV, la versione dedicata del Garmin Zumo 660, che comprende il citato Multi-controller e una staffa di fissaggio che non è proprio la cosa migliore della moto, visto che è montata su un traversino in posizione tale da coprire in parte la visuale del contagiri ed è dotata di un sistema di chiusura con chiave il cui azionamento è parecchio meno intuitivo della guida di uno Shuttle.

Illuminazione

La moto provata era dotata di impianto d’illuminazione totalmente a led, optional.

Faro a LED

Il gruppo ottico anteriore, molto bello da vedere, ha abbagliante e anabbagliante di potenza, ampiezza e omogeneità veramente superbe, pari e forse persino superiori a quelle dei fari allo xeno.

C’è anche la possibilità di circolare di giorno con la sola luce diurna accesa, cosa di cui mi sfugge l’utilità, visto che la visibilità della moto dal davanti diminuisce senza vantaggi apprezzabili, considerato il basso assorbimento dei led. In tal caso la commutazione giorno/notte avviene automaticamente grazie a un sensore di luminosità (che comanda anche l’accensione della luce degli strumenti). L’opzione può essere deselezionata attraverso il computer di bordo.

Posizione in sella

La sella del pilota è ben imbottita – né dura né troppo soffice – e comoda e può essere regolata sia anteriormente che posteriormente su due diverse altezze selezionabili indipendentemente, col risultato di ottenere quattro diverse posizioni: alta (870 mm da terra), bassa (850 mm) e due posizioni intermedie con la seduta inclinata in avanti o all’indietro.

La parte anteriore della sella è relativamente stretta e facilita l’appoggio a terra anche per chi non è particolarmente alto.

Sella

La sella del passeggero è montata come di consueto in posizione sensibilmente più alta e può essere regolata longitudinalmente in due posizioni diverse, cosa utile più che altro per regolare la lunghezza della seduta del pilota. Essa cela un piccolo vano, che può contenere i documenti e un antipioggia leggero.

Le pedane sono giustamente distanziate dalla seduta e poste sulla verticale della parte anteriore della sella e consentono una posizione molto comoda delle gambe, non troppo turistica, con un angolo del ginocchio ampio. Come su tutte le moto del genere, intralciano un po’ quando si poggiano i piedi a terra.

Il manubrio è abbastanza largo, alto e vicino, come si usa sulle enduro stradali, e può essere ruotato sui riser per adattare l’altezza dell’impugnatura.

Ne risulta una posizione di guida naturale e comoda, molto simile a quella della serie precedente, con il busto quasi dritto, ma comunque tale da poter anche caricare un po’ le pedane nella guida sportiva.

Gli specchi, sono un po’ piccoli – personalmente preferivo quelli tondi – ma ben distanziati, non interferiscono con gli specchietti delle auto, non vibrano e consentono una discreta visuale.

Il parabrezza è regolabile manualmente anche in marcia attraverso un comodissimo pomello, che però, essendo installato sulla destra, costringe a rilasciare il gas per la manovra, vanificando in  parte la comodità. Una ragione in più per acquistare la moto col regolatore di velocità Tempomat.

Il passeggero siede più in alto del pilota, su una sella ampia e ben imbottita e con pedane abbastanza distanti e avanzate, e ha a disposizione due ampie maniglie. Ne risulta una posizione comoda e con una buona visuale.

Capacità di carico

Le valigie somigliano a quelle del modello precedente, ma sono interamente nuove e non sono intercambiabili con esse.

Valigie

Il sistema di aggancio è stato modificato e reso più robusto e più pratico, ed è stata conservata la possibilità di variare il volume interno attraverso un maniglione posto all’interno di ogni valigia, topcase compreso.

La capacità delle valigie laterali è rimasta più o meno la stessa (tra i 30 e i 39 litri dichiarati per la valigia sinistra, qualcosa di meno per la destra), mentre il topcase è nettamente più profondo, con una capienza variabile tra i 25 e i 35 litri, e finalmente può contenere un casco integrale.

A valigie montate la larghezza della moto diventa come al solito notevole, specie con il loro volume regolato al massimo.

Motore e trasmissione

Il motore ha mantenuto lo schema boxer bialbero a quattro valvole per cilindro e l’aspetto in generale, i valori di alesaggio (101 mm) e corsa (73 mm) e quindi anche la cilindrata (1170 cm3) del modello precedente, ma per il resto è stato sottoposto ad un radicale ripensamento, che ne ha cambiato sostanzialmente il carattere.

La novità più nota, anche se esteriormente ben camuffata, per le ragioni dette commentando l’estetica, è l’introduzione del raffreddamento ad acqua delle testate, basato su due radiatori con termoventole posti sotto i fianchetti laterali, che sostituisce il precedente sistema di raffreddamento basato sull’olio motore e dotato di un solo radiatore posto sopra al parafango anteriore. Questa innovazione si è resa necessaria per migliorare la stabilità termica del motore e rendere possibile il suo adeguamento alle normative antinquinamento sempre più stringenti.

Più appariscente a livello visivo è la rotazione dei cilindri di 90°, in seguito alla quale ora i collettori di aspirazione e di scarico sono posti rispettivamente sopra e sotto i cilindri, anziché dietro e davanti come nel precedente modello. Questo ha permesso di razionalizzare il flusso dell’aspirazione, superando alcuni limiti intrinseci imposti alla fluidodinamica dal vecchio schema. Interessante e curioso è il fatto che gli alberi a camme sono rimasti orizzontali; di conseguenza ora le valvole di aspirazione e quelle di scarico sono azionate da alberi a camme dedicati, come avviene sulla stragrande maggioranza dei motori, mentre prima ciascun albero azionava una valvola di aspirazione e una di scarico.

Il motore raffreddato a liquido

Altra novità è data dal fatto che in ciascuna testa la catena non aziona più direttamente le pulegge dei due alberi a camme, ma il trasferimento del moto avviene attraverso un alberino centrale che muove gli alberi attraverso ingranaggi, col risultato che la catena non è più costretta a percorrere una curva particolarmente innaturale, cosa che aveva fatto storcere il naso a più di un appassionato di meccanica.

Immutata è invece la disposizione delle valvole, sempre radiali e azionate indirettamente dalle camme mediante l’interposizione di levette a dito basculanti.

L’insieme di queste e altre modifiche – tra le quali l’aumento del rapporto di compressione da 12 a 12,5:1 – ha consentito un rilevante aumento della potenza, passata da 110 CV a 125 CV allo stesso regime (7750 giri/min), e della coppia, già notevolissima nel modello precedente e cresciuta ulteriormente lungo tutto l’arco di erogazione – compresi i bassissimi regimi – fino a un massimo di 125 Nm contro i precedenti 120. Oltre ai nudi dati, va detto che il carattere del motore è reso particolarmente sportiveggiante dall’adozione di un volano molto leggero, peraltro non presente sulle nuove R1200GS Adventure e R1200RT raffreddate ad acqua.

Nuova è anche la possibilità di variare il comportamento del motore (e non solo) nelle varie situazioni di guida, ottenibile a richiesta. Il sistema consente di selezionare quattro diversi “riding mode”: Enduro, Rain, Road e Dynamic, ognuno dei quali influisce sia sul comportamento del motore, che diventa via via più pronto ai comandi del gas e più potente, sia su quello degli aiuti elettronici alla guida, il cui intervento viene adattato alle esigenze del settaggio, da conservativo in Rain a sportivo in Dynamic. Esiste poi anche un quinto riding mode, l’Enduro Pro, riservato all’uso in fuoristrada con gomme tassellate e accessibile soltanto dopo aver inserito una particolare spina codificata, la cui principale particolarità consiste nel disattivare l’ABS sul solo freno posteriore.

Ma forse ancora più impressionanti, almeno dal punto di vista meccanico, sono i cambiamenti che riguardano la trasmissione. A livello estetico salta subito all’occhio lo spostamento dell’albero cardanico da destra a sinistra, come già da tempo era avvenuto sulla serie K. Ma le modifiche che non si vedono sono assai profonde e impattano notevolmente sulla filosofia costruttiva e sulla guida della moto. Di fatto, il comparto trasmissione è stato totalmente rivoluzionato.

Nel modello precedente lo schema, concettualmente immutato dal 1923, prevedeva una frizione monodisco a secco, montata direttamente all’estremità posteriore dell’albero motore, che trasmetteva il moto al cambio posto in linea con essa e dotato di lubrificazione separata dal motore. Soluzione perfetta per un motore ad albero longitudinale e centrale, pulita e razionale. Ma se prima tale schema costituiva una rarità nel panorama motociclistico (si ritrova solo sulle Moto Guzzi), la trasmissione della nuova serie R è un unicum assoluto ed è l’ennesima prova della fantasia e dell’originalità – quasi al limite della follia – dei progettisti della Casa bavarese.

Nel nuovo modello la frizione è multidisco in bagno d’olio e per giunta antisaltellamento, e si trova davanti e sotto all’albero motore, è messa in rotazione attraverso una coppia di ingranaggi e trasmette il moto al cambio, situato  posteriormente, mediante un albero che ruota coassialmente all’interno del contralbero di smorzamento delle vibrazioni (!), sotto all’albero motore.

Particolarmente impressionante ed esemplificativo del livello di sofisticazione e di libertà concettuale nella progettazione di questo motopropulsore, è  il fatto che la catena di distribuzione sinistra è orizzontale e azionata direttamente dall’albero motore, mentre quella destra prende il moto dal contralbero antivibrazioni e quindi è disposta diagonalmente.

Per conto suo, il cambio è stato ovviamente riprogettato da cima a fondo, e alla guida si sente. La novità principale è che non si trova più in una scatola separata, bensì nel carter motore e quindi ora è lubrificato dal suo stesso olio, come avviene nella quasi totalità delle moto in commercio.

La rapportatura è piuttosto ravvicinata e corta. Queste sono le velocità massime teoriche raggiungibili al regime di potenza massima (7750 giri):

  • 1a 74,1 km/h
  • 2a 105,4 km/h
  • 3a 139,4 km/h
  • 4a 170,7 km/h
  • 5a 191,7 km/h
  • 6a 213,0 km/h.

In 6a a 130 km/h il motore gira a circa 4700 giri, e la velocità massima coincide praticamente col regime di potenza massima.

Assetto

La moto è equipaggiata con le solite sospensioni Telelever all’anteriore e Paralever al posteriore che equipaggiano la serie R fin dalla 1100, ma le maggiori doti velocistiche della nuova GS hanno imposto una rivisitazione della ciclistica in chiave più sportiva.

E’ aumentata innanzitutto la sezione degli pneumatici, da 110/80-19 a 120/70-19 l’anteriore e da 150/70-17 a ben 170/60-17 il posteriore, all’evidente scopo di migliorare la trazione e l’appoggio nella guida veloce su asfalto.

Per aumentare il controllo e ridurre la tendenza all’impennata è stato poi ricercato un maggior carico sull’avantreno, attraverso lo spostamento in avanti del motore, mentre l’avancorsa e l’inclinazione dell’angolo di sterzo sono state leggermente ridotte, rispettivamente da 101 a 99,6 mm da 25,7 a 25,5°, per compensare l’aumento del carico e migliorare la maneggevolezza e la prontezza dello sterzo.

La diversa disposizione del motore e la nuova architettura della trasmissione hanno infine consentito un allungamento del braccio posteriore di circa 52 mm, pur lasciando l’interasse invariato a 1507 mm.

E’ possibile avere in opzione il sistema ESA II (Electronic Suspension Adjustment), che consente di tarare elettricamente le sospensioni attraverso un pulsante dedicato. Da fermo è possibile regolare la taratura in funzione del carico (solo pilota, pilota con bagagli, con passeggero), mentre in qualsiasi momento è possibile scegliere un settaggio tra Sport, Normal e Comfort, cui corrisponde una regolazione della frenatura da rigida a morbida. Esistono inoltre due settaggi per il fuoristrada, che tra l’altro comportano un aumento della luce a terra. La regolazione avviene sul freno in estensione e sul precarico di entrambe le sospensioni e influisce indirettamente anche sulla rigidità della molla posteriore, variando l’elasticità di uno spessore posto alla sua estremità e realizzato con uno speciale polimero.

Freni

La moto è equipaggiata con due dischi anteriori da 305 mm morsi da pinze ad attacco radiale Brembo a quattro pistoncini e con un disco posteriore da 276 mm e pinza flottante a 2 pistoncini, ed è presente di serie l’impianto semintegrale Continental Teves che equipaggia da qualche anno tutte le BMW R e K, comprendente l’ABS.

L’impianto si basa su due circuiti frenanti tradizionali, l’anteriore azionato dalla leva e il posteriore azionato dal pedale. La frenata integrale è ottenuta attraverso la pompa elettrica di ripristino della pressione frenante, che a quadro acceso aziona il freno posteriore quando si agisce sulla leva al manubrio, modulandone opportunamente la potenza in funzione delle circostanze.

In caso di guasto del sistema, vengono a mancare la frenata integrale e l’ABS, ma la potenza frenante rimane invariata e sempre disponibile al 100%.

Come va

Manovre da fermo

Pure essendo un po’ ingrassata rispetto al vecchio modello – la casa dichiara 238 kg col pieno, contro i 229 del modello precedente – la moto pesa sempre meno di buona parte delle sue concorrenti, quindi è sensibilmente più gestibile della media, sia condotta a mano che in sella.

Il cavalletto centrale è ben fatto e non richiede particolare sforzo, e quello laterale è comodo da azionare.

Partenza

All’avviamento, un po’ più pronto che sui precedenti modelli, si nota subito che la musica è cambiata. Resta la voce inconfondibile del boxer, ma la rumorosità meccanica è maggiore e quella di scarico è più cupa e secca; si sente che l’indole è più sportiva, sensazione che viene confermata dalla rapidità con cui il motore sale di giri all’apertura del gas. Altra particolarità è che la coppia di rovesciamento tipica delle moto con albero longitudinale è diminuita sensibilmente e, soprattutto, inclina la moto nella direzione opposta rispetto a prima.

Per chi è abituato al modello precedente, la partenza è uno shock. La frizione è morbidissima, ma non stacca totalmente come quella vecchia, per cui quando si inserisce la prima la moto sussulta, ma soprattutto il cambio emette un clack notevole e simile a quello delle K frontemarcia. E quando si parte, la frizione assai più brusca della vecchia, la notevole prontezza del comando del gas e la coppia straripante del motore costituiscono un vero invito all’impennata, prontamente stroncata dall’intervento immediato e invasivo dell’antipattinamento.

Motore

La coppia, possente fin dai regimi minimi, rimane elevata per tutto l’arco di erogazione e, insieme alla rapportatura corta, garantisce un’accelerazione notevole, ma soprattutto una ripresa nel rapporto superiore imbattibile. La moto può viaggiare in sesta dai 50-60 km/h senza problemi, garantendo un tiro tale da poter affrontare qualsiasi pendenza e in qualsiasi condizione di carico senza dover mai fare uso del cambio, e anche i sorpassi sono di una facilità disarmante. Intendiamoci, l’accelerazione e in particolare la ripresa erano già ottime nel modello precedente, ma qui tutto si svolge in modo decisamente più veloce.

L’allungo è proporzionalmente meno impressionante rispetto al comportamento ai bassi, però la nuova GS si difende molto bene anche da questo punto di vista e cede strada alle più potenti Ducati e KTM solo perché raggiunge prima il limitatore, complice anche la rapportatura corta, e non per mancanza di vigore nel salire di giri.

La nostra moto era inoltre equipaggiata con il sistema DTC (Dynamic Traction Control), disponibile a richiesta, che impedisce lo sbandamento della ruota posteriore per eccesso di gas e le impennate. Molto preciso nell’intervento, esso però risulta piuttosto brusco, a causa soprattutto dell’esuberante coppia del motore, e quindi risulta molto invasivo nella guida cittadina e in generale alle basse velocità. Il sistema è disinseribile e si riattiva comunque ad ogni riaccensione del motore.

L’esemplare provato era equipaggiato con la possibilità di scegliere differenti riding mode, descritta in precedenza. Il passaggio dall’uno all’altro è facile e può avvenire anche in movimento. La differenza tra una mappatura e l’altra è abbastanza evidente, però il comando è molto rapido, fin troppo, e stranamente rimane in buona parte tale anche con la mappatura Rain, che invece dovrebbe garantire una risposta particolarmente dolce del comando. Penso che BMW ne modificherà presto il comportamento, per differenziare meglio le mappature tra loro e rendere la moto meglio gestibile sul bagnato e dall’utenza più tranquilla. A parte tale aspetto, l’e-gas funziona bene, la risposta del motore è coerente con la rotazione del comando e non ci sono problemi di apri-chiudi.

Le caratteristiche citate, unite alla rapportatura piuttosto corta – simile a quella del modello precedente – rendono la guida di tutti i giorni senza dubbio più nervosa e reattiva al gas – e a tratti anche esilarante – che su qualsiasi moto concorrente provata, ivi compresa la Ducati Multistrada, la cui potenza nettamente superiore si manifesta solo a partire dai medi regimi. In pratica, dare tutto gas alle basse velocità è impossibile, perché o si innesca l’antipattinamento a ripetizione, o si passa continuamente da un’impennata all’altra. Chi ama la tranquillità non si troverà a suo agio su questa moto, ma chi ama le moto scattanti e divertenti, troverà pane per i suoi denti.

Trasmissione

Complice la nuova frizione in bagno d’olio, gli innesti del cambio e in particolare quello della prima sono piuttosto rumorosi e il folle si trova a volte con qualche difficoltà, per cui siamo lontani dal livello ottimo del vecchio modello. La leva è duretta, ma la corsa è corta e precisa e invita alla guida sportiva. Peraltro, questo cambio gradisce più del precedente le cambiate senza frizione.

La trasmissione a cardano funziona bene e non evidenzia le rumorosità riscontrate sulla K1600GT.

Assetto

Il comportamento delle sospensioni è quello tipico delle grandi BMW, con trasferimenti di carico in frenata anche violenta e in accelerazione particolarmente contenuti, cosa che da un lato garantisce una stabilità e un confort invidiabili, e dall’altro toglie ad alcuni un po’ di feeling nella gestione dell’avantreno. Personalmente non condivido questa critica, perché sono abituato a misurare la presa dell’anteriore attraverso l’aderenza dello pneumatico e non in base all’affondamento dell’avantreno, ma capisco che per alcuni la cosa possa essere fonte di disorientamento.

La moto provata era equipaggiata con il sistema ESA II di regolazione del comportamento delle sospensioni. Rispetto al vecchio modello tutte le regolazioni sono state virate verso il rigido, per contrastare i trasferimenti di carico dovuti alla maggior coppia motrice. Come risultato la taratura Comfort è morbida, ma comunque non troppo cedevole, mentre la Sport rende la guida più precisa, con limiti nel confort sullo sconnesso.

Le modifiche apportate alla rigidità e alla geometria delle sospensioni rendono questa nuova GS più precisa nella guida del modello precedente, ma altrettanto maneggevole e un po’ più stabile alle velocità medio alte. Ciò nonostante, la moto sembra cresciuta più di motore che di assetto, e quando si forza il passo sfruttando l’accelerazione e le velocità nettamente superiori, l’impressione è che un po’ più di avancorsa non guasterebbe, perché a volte si manifesta una certa tendenza allo sbacchettamento, pur non eccessiva. Non a caso, il modello 2014 è dotato di ammortizzatore di sterzo.

Maneggevole anche in città, la moto dà ovviamente il meglio di sé nel misto, dove la velocità nei transitori, il comportamento neutro o sovrasterzante a piacimento, l’assetto perfettamente piatto e la coppia ai regimi di maggior utilizzo la rendono un osso duro in sella a qualsiasi altra moto. Resta comunque una moto piacevole in tutte le situazioni, anche in autostrada, dove l’unica cosa che manca è una sesta di riposo.

Freni

La frenata è abbastanza potente – le pinze radiali non hanno cambiato granché il comportamento rispetto al modello precedente, già molto buono per la categoria – piuttosto resistente e molto ben modulabile e la moto rimane perfettamente stabile anche nelle staccate più volente, come da tradizione della Casa.

La frenata integrale condiziona notevolmente il comportamento dell’impianto frenante. Per le caratteristiche del sistema, se si frena con entrambi i comandi, il loro effetto sul freno posteriore si somma, col risultato che nelle frenate un po’ più decise esso tende a bloccare prematuramente e a far entrare l’ABS. Per la stessa ragione il freno posteriore può andare in fading se nelle lunghe discese percorse in velocità si insiste a utilizzare i due comandi insieme. Ma una volta presa coscienza di questo fatto, l’impianto funziona benissimo, perché usando il solo comando anteriore si ottiene una frenata perfettamente bilanciata ed efficace anche in curva, grazie al fatto che è assente qualsiasi tendenza autoraddrizzante, mentre il posteriore si usa solo come timone per stringere la traiettoria.

Il sistema contribuisce anche a rendere l’intervento dell’ABS assai poco invasivo, perché in caso di intervento all’anteriore, l’impianto aumenta automaticamente la potenza della frenata posteriore, riducendo nettamente l’effetto psicologico di “moto che scappa in avanti” tipico dei sistemi antibloccaggio.

Il sistema ABS, oltre ad evitare il bloccaggio delle ruote, impedisce anche il sollevamento della ruota posteriore. 

Comfort

La sella ben fatta, la posizione di guida rilassata, il molleggio molto buono, la stabilità dell’assetto in tutte le situazioni e la discreta protezione dall’aria offerta dal parabrezza regolabile rendono la GS una moto senza dubbio comoda. L’unica nota criticabile è la rumorosità, un po’ troppo elevata per i miei gusti (ma c’è a chi piace) anche con lo scarico di serie e resa ancora più evidente in autostrada dalla sesta corta.

Consumi

Il consumo medio rilevato nel corso di tutta la prova, condotta con passo da hooligan per metà in città e per il resto in autostrada e sul misto, si aggira intorno ai 14,5 km/litro. A velocità costante è facile fare i 20 km con un litro, come con il modello precedente. Il serbatoio da 20 litri consente di percorrere mediamente 300-350 km con un pieno.

Pregi

  • Motore con coppia e sfruttabilità eccezionali
  • Ripresa da riferimento
  • Guida piacevole e sportiveggiante
  • Moto comoda

Difetti

  • Frizione brusca
  • Gas troppo rapido nelle mappature non sportive
  • Antipattinamento invasivo

Prova BMW R1200GS Adventure 2010

L’esemplare provato è un Model Year 2010 equipaggiato con ABS, appena uscito dal tagliando dei 1000 km. La prova è stata condotta su un percorso perlopiù asciutto, a tratti umido, comprendente un tratto misto e uno autostradale.

Posizione di guida

La posizione è caratterizzata dal manubrio alto, largo e ravvicinato e dalle pedane abbastanza avanzate e distanti dalla sella. La posizione risultante è comoda, con l’unico appunto di un’angolo dei polsi un po’ innaturale, dovuto alle manopole quasi perfettamente orizzontali. La guida in piedi non presenta problemi (solo i più alti sentiranno la necessità di alzare ulteriormente il manubrio), agevolata anche dalla presenza dello spessore ribaltabile sul pedale del freno, che facilita l’uso del pedale stando in piedi. La sella può essere regolata in due posizioni, a 89 e 91 cm da terra. La larghezza è limitata e le gambe non hanno ostacoli, ma la gestione dell’equilibrio è problematica se si è alti meno di 1.75-1,80, complice anche il peso non indifferente. Le leve al manubrio sono regolabili.

Da fermo

La moto pesa 223 chili dichiarati a secco, che con i liquidi e il pieno di carburante diventano 256. Più i telai e le borse in alluminio, più gli optional, insomma, alla fine il peso non è indifferente ed equivale a quello di una R1200RT a parità di equipaggiamento. Le manovre devono essere ovviamente condotte con una certa attenzione, e anche salire e scendere non è facilissimo, almeno se non si è spilungoni; conviene usare sempre il cavalletto laterale e issare la moto sul centrale solo una volta in piedi. Se non altro, i cavalletti sono agevoli da usare.

Motore

Il motore è l’ultima variazione sul tema boxer 4v. Come tutte le unità di questa serie, spicca più per la coppia che per la potenza, presenta vibrazioni evidenti ma non eccessivamente fastidiose a tutti i regimi ed è caratterizzato da una “strana” coppia di rovesciamento dovuta all’albero longitudinale, particolarmente evidente quando si dà gas da fermo oppure per scalare marcia (anche se, occorre precisarlo, sia le vibrazioni che la coppia di rovesciamento sono sensibilente minori che sulle vecchie 1150, grazie alla presenza di un contralbero equilibratore). Però quest’ultima versione è riuscita particolarmente bene, perché nell’uso il motore evidenzia una disponibilità di coppia praticamente costante a qualsiasi regime, tanto da rendere possibili riprese vigorose fin dai 1500-2000 giri anche in salita. Si potrebbe dire che offre sia la pienezza ai bassi del 1100-1150 che la potenza agli alti del 1200 monoalbero, senza evidenti buchi di coppia. In più, il motore sfodera un allungo sconosciuto al vecchio 1200 (e ancor di più alle serie precedenti), tanto che tira dritto fino agli 8500 giri del limitatore senza alcuna esitazione e senza alcun aumento delle vibrazioni in prossimità del limite. Al godimento dovuto alle buone caratteristiche di funzionamento si aggiunge una rumorosità nettamente superiore rispetto ai modelli precedenti, con un timbro più cupo, tanto da sembrare dovuta ad uno scarico aftermarket (con il dB killer inserito, ovviamente). Chi si aspetta più potenza da questo nuovo bialbero rimarrà deluso, tutti gli altri si godranno un motore perfettamente equilibrato e adattissimo a questa moto.

Trasmissione

Il cambio, dalla corsa abbastanza corta, è preciso, abbastanza morbido e anche silenzioso. I rapporti sono ben spaziati e relativamente corti (a 120 km/h in sesta siamo verso i  4500 giri). La strumentazione comprende un indicatore della marcia inserita. La frizione monodisco idraulica è progressiva e la trasmissione a cardano non crea alcun problema alla guida.

Freni

BMW R1200GS AdventureL’impianto Integral ABS funziona molto bene. Dotato di un ABS poco invasivo, è privo dei servofreni elettrici, che avevano creato non pochi problemi di affidabilità all’impianto adottato in precedenza dalla Casa. Pur mantenendo tutta la potenza frenante del vecchio impianto, non c’è dubbio che la sua modulabilità sia migliorata notevolmente, tornando ad essere del tutto normale.

L’architettura si basa su due circuiti frenanti tradizionali, l’anteriore azionato dalla leva e il posteriore azionato dal pedale. La frenata integrale è ottenuta attraverso la pompa elettrica di ripristino della pressione frenante, che a quadro acceso aziona il freno posteriore quando si agisce sulla leva al manubrio, modulandone opportunamente la potenza in funzione delle circostanze.

In caso di guasto della pompa, vengono a mancare la frenata integrale e l’ABS, ma la potenza frenante rimane invariata e sempre disponibile al 100%, a differenza del vecchio impianto, basato su un’architettura completamente diversa, dove la rottura dei servofreni si traduceva in un drastico aumento dello sforzo frenante, con netto peggioramento degli spazi di frenata.

Unico inconveniente di tale schema è che se si frena con entrambi i comandi, il loro effetto sul freno posteriore si somma, col risultato che esso tende a bloccare prematuramente e a far entrare l’ABS. Ma si tratta di un inconveniente marginale, perché in effetti, questa moto può essere guidata in ogni circostanza utilizzando il solo freno anteriore, perfino quando si vuole correggere la traiettoria in curva, perché l’assenza di qualsiasi tendenza autoraddrizzante consente alla moto di chiudere comunque la curva. Se poi proprio si vogliono mantenere le buone abitudini, è possibile comunque controllare la traiettoria in curva “pelando” il freno posteriore con il pedale.

La moto rimane abbastanza stabile anche nelle staccate più violente, grazie soprattutto alla sospensione anteriore Telelever ,che riduce drasticamente l’affondamento dell’avantreno ed evita la riduzione dell’avancorsa in frenata tipica delle moto “normali”, ma la ridotta sezione delle gomme determina un leggero effetto galleggiamento, comunque non preoccupante.

Altra conseguenza della presenza del sistema Telelever è la rapidità con cui l’avantreno va in appoggio nelle staccate violente, cui consegue la possibilità di pinzare quasi subito con la massima forza e quindi la massima prontezza possibile nelle frenate di emergenza.

Sospensioni

La moto provata non montava il sistema ESA di adattamento della taratura delle sospensioni durante la marcia. Le sospensioni di serie sono molto morbide e a corsa lunga. Ne deriva un comportamento quasi dondolante, che però non crea problemi alla guida, grazie alle particolari sospensioni Telelever e Paralever, la cui geometria limita drasticamente i movimenti di beccheggio dovuti ai trasferimenti di carico. La moto quindi è molto comoda e le ruote copiano fedelmente le sconnessioni anche pronunciate, rendendo la guida molto rilassante in ogni condizione.

Comportamento su strada

La guida di questa moto è molto facile ed equilibrata, ad un livello che non capita spesso di trovare in giro. Il motore è particolarmente riuscito. La coppia notevole e regolare e l’allungo interessante consentono una fluidità di movimento eccezionale in ogni situazione e rendono possibile dimenticarsi del cambio in molte circostanze, e perfino le sue vibrazioni, che su una tourer (leggi R1200RT) potrebbero essere fuori luogo, qui sono perfettamente adeguate allo spirito enduristico della moto. Le caratteristiche della ciclistica descritte sopra, unitamente ad un’avancorsa particolarmente ridotta (soltanto 89 mm, contro i 101 della GS standard), donano poi alla moto un comportamento neutro e una maneggevolezza notevole, rendendo la guida sul misto una questione piuttosto divertente, senza compromettere la stabilità sul veloce, che rimane più che buona, anche se non granitica come sulle vecchie R1150GS. Come su tutte le BMW di alto livello, la particolare geometria della sospensione anteriore consente di ritardare di molto la staccata durante l’inserimento in curva, perché l’assetto della moto non ne risente minimamente, né è presente alcun effetto autoraddrizzante. La postura turistica non consente ovviamente di avere una grossa percezione di quello che accade all’avantreno, per cui bisogna fidarsi, e ciò può mettere a disagio chi proviene da moto più caricate sull’avantreno. Ciò nonostante, la sensazione di controllo che si ha sul misto alla fine è più che buona e superiore a quella ottenibile sulla R1200GS standard, probabilmente a causa del maggior peso.

Comfort

Le sospensioni sono ovviamente molto comode, ma il bello di questa maxienduro è la protezione aerodinamica, in assoluto ottima e paragonabile a quella di una buona tourer. Tale risultato è stato ottenuto armonizzando al meglio numerosi dettagli: parabrezza maggiorato e ben studiato, deflettori laterali, paramani, serbatoio maggiorato che ripara le gambe dalla pressione del vento, cilindri del motore boxer. La sella comoda e le distanze corrette tra questa, le pedane e il manubrio completano il quadro. Le sole cose che possono dare fastidio alla lunga sono la postura verticale, che alcune schiene non gradiscono troppo, e la posizione poco naturale dei polsi dovuta alle manopole orizzontali.

Consumi

Il consumo medio effettivo si attesta intorno ai 17/18 km/l, in percorso misto. Il generoso serbatoio da 33 litri consente agevolmente percorrenze di oltre 500 km tra un pieno e l’altro.

Pregi

  • Equilibrio generale
  • Regolarità del motore
  • Facilità di guida
  • Confort (molleggio e aerodinamica)

Difetti

  • Altezza da terra notevole
  • Posizione dei polsi poco naturale

Prova BMW S1000RR 2010

La prova si è svolta presso l’Autodromo di Vallelunga, sull’asciutto e sul bagnato, e si riferisce a diversi esemplari con pochi chilometri all’attivo, tutti dotati di Race ABS, sistema di controllo della trazione DTC e cambio elettroassistito ed equipaggiati con gomme Michelin Pilot One.

Posizione di guida 

La posizione è ovviamente sportiva, con pedane relativamente alte e arretrate e semimanubri abbastanza bassi, pur se non troppo lontani dalla sella, ma non esasperata come su altre race replica, perciò la moto è relativamente confortevole e consente percorrenze anche interessanti.

La sella è relativamente alta, pur restando nella media della categoria. Non vi sono ostacoli nel poggiare i piedi a terra.

La sella, né dura né cedevole, non è regolabile, mentre ci sono i registri sulle leve al manubrio. Sono disponibili a richiesta anche delle splendide pedane regolabili in altezza e avanzamento.

Passeggero

Il passeggero non è una presenza gradita: sella piccola, poco imbottita e molto alta, assenza di appigli e pedane molto ravvicinate determinano una posizione molto scomoda, alla quale si possono sottoporre per tratte molto brevi soltanto i più masochisti.

Da fermo

La moto è leggera (206, 5 kg con il pieno per la versione con ABS) e facile da gestire. Il cavalletto laterale è un po’ scomodo da raggiungere.

Motore

BMW S1000RRIl motore è senza dubbio una delle grandi sorprese di questa moto. Potentissimo e dotato di un allungo eccezionale anche rispetto alle altre moto della categoria, è dotato anche di una coppia notevole, gira in modo perfettamente regolare a tutti i regimi e in particolare a quelli più bassi e vibra poco. Tali caratteristiche lo rendono perfettamente adatto anche all’uso su strada e consentono di fare un uso molto limitato del cambio, perfino in pista. Davvero impossibile pretendere di più.

Eppure su questa moto si può davvero ottenere di più, perché acquistando il sistema di controllo della trazione DTC c’è la possibilità di scegliere quattro diverse mappature (Rain, Sport, Race e Slick), che agiscono sulla potenza, sulla prontezza dell’erogazione e sul sistema ABS. La cosa sensazionale è che il sistema è in grado di leggere l’inclinazione della moto in curva e quindi di regolare la coppia massima in funzione di essa, riducendola gradualmente all’aumentare dell’inclinazione.

Grazie a tale caratteristica, il settaggio Rain rende la moto un giocattolo perfettamente gestibile da chiunque e praticamente a prova d’errore. Ho provato in varie circostanze a spalancare il gas in curva, e in nessun caso sono riuscito a farla derapare o a metterne in crisi l’assetto in alcun modo, perché il sistema, basato su uno schema drive-by-wire (la manopola del gas non è collegata direttamente al motore, ma agisce attraverso un sistema elettronico), limita dolcemente ma drasticamente l’accelerazione, fino praticamente ad azzerarla quando la moto è molto inclinata, e la consente di nuovo solo quando la moto inizia a raddrizzarsi al termine della curva.

Via via che si sale di grado con la mappatura, i controlli elettronici diventano sempre meno invasivi fino a poter essere esclusi del tutto.

A partire dalla mappatura Sport, dove già è disponibile la potenza massima, l’accelerazione è di assoluto rilievo, tanto che la moto tende ad impennare anche nelle marce alte, anche se viene tenuta rigorosamente a bada dall’elettronica. In tale circostanza, il motore mostra una rapidità impressionante nel prendere i giri e un allungo da record per un mille. Anche la coppia ai bassi regimi è impressionante, perciò è possibile  circolare in sicurezza in sesta anche a velocità limitata, potendo uscire dalle curve con tutta la spinta che serve.

Trasmissione 

Il cambio ha corsa cortissima, è secco e preciso ed è rumoroso solo nell’innesto della prima da fermo. La strumentazione comprende un grande indicatore della marcia inserita, ben visibile anche nella guida veloce, e c’è anche il flash per il cambio marcia. La manovrabilità è già ottima di base, e con la cambiata elettroassistita (optional), salire di rapporto diventa un velocissimo gioco da ragazzi: le marce entrano come il burro senza il minimo sussulto anche a gas spalancato ed è possibile cambiare agevolmente anche a moto inclinata. Unico difetto di questo cambio è che il folle non è molto facile da trovare. La frizione meccanica è relativamente leggera. In tutti gli esemplari provati attaccava dopo aver rilasciato la leva soltanto per pochi millimentri dal tutto tirato; nella guida la cosa è ininfluente, ma in partenza occorre farci l’abitudine, almeno per chi proviene da un K, la cui frizione attacca negli ultimi tre millimetri di corsa della leva. Comunque, è abbastanza progressiva e non dà alcun problema in qualsiasi circostanza. La finale è ovviamente a catena, una catena con cui si potrebbe tenere appeso un autotreno senza fatica.

Freni

La frenata è fin troppo pronta e potentissima, senza alcun confronto con qualsiasi moto stradale; ne consegue una modulabilità migliorabile. Non so quale sia la resistenza nell’uso estremo prolungato, ma so che mi ci vorrà parecchia esperienza in più per scoprirlo. Ciò nonostante, la presenza dell’ABS, la cui soglia di intervento varia al variare dei settaggi del DTC, rende impossibile qualsiasi bloccaggio, anche se consente un certo grado di stoppie. Il sistema antibloccaggio è estremamente progressivo nell’intervento, in virtù di una frequenza di lettura molto elevata, tanto che la leva vibra in modo a malapena percettibile, e per farlo intervenire con i settaggi più sportivi ci vuole un po’ di pelo sullo stomaco, perché al motociclista normale basta e avanza una decelerazione minore di quella di intervento del sistema, almeno sull’asciutto. Nei settaggi più facili la leva anteriore agisce anche lievemente sul freno posteriore, eliminando ogni tendenza autoraddrizzante e rendendo la frenata più omogenea ed equilibrata. Invece, nelle posizioni hard del DTC, l’ABS agisce solo sul freno anteriore, consentendo le derapate del retrotreno, e può anche essere escluso del tutto.

Comportamento alla guida 

La moto ha una ciclistica del tutto tradizionale e quindi ha caratteristiche di guida simili a quelle della concorrenza e diverse da quelle degli altri modelli di punta della Casa. Le sospensioni offrono tutte le regolazioni possibili, compresa quella per le alte e basse velocità di smorzamento, che consente di differenziare l’assorbimento delle sconnessioni brevi da quello degli ondeggiamenti dovuti alle variazioni di assetto. Le regolazioni possono essere effettuate senza attrezzi; per alcune si opera attraverso la chiave di avviamento, usata a mo’ di cacciavite. Con i settaggi standard, la moto è neutra, leggera, maneggevole e abbastanza svelta a scendere in piega, ma sicuramente ci sono moto più maneggevoli di questa, che, dotata di un avantreno granitico, è stabile ed estremamente precisa anche alle velocità più elevate. Questo comportamento mi ha stupito molto in positivo, perché mi aspettavo una guida molto più nervosa, mentre con questa moto si può viaggiare rilassati in qualunque circostanza, complice anche la posizione di guida non estrema. Dove la moto si distacca in modo veramente impressionante da qualsiasi altra è nel sistema DTC (optional), che agisce anche sull’ABS, e nel cambiamento che i suoi suoi vari settaggi imprimono alla dinamica di guida. In modalità Rain il motore ha un comportamento molto docile e la sua guida impegna meno di quella di una K1300S, prontezza dei freni a parte. Girare su pista asciutta con tale modalità è veramente bizzarro e anche controproducente, perché quando si è in piega oltre un certo angolo, il DTC inibisce del tutto l’accelerazione, per cui se da un lato si può spalancare il gas in curva senza alcun rischio di cadere né scompensare l’assetto, dall’altro si perde la possibilità raddrizzare la moto dando gas e diventa necessario farlo accentuando la sterzata o agendo sulla pedana esterna. Già con la modalità Sport già le cose cambiano nettamente. Il motore offre la massima potenza, ma la manopola del gas agisce sempre in modo molto progressivo sulle farfalle, per cui il comportamento rimane sempre perfettamente controllabile. L’accelerazione e in particolare l’allungo diventano davvero eccezionali e la differenza rispetto alle K cambia segno, da negativo ad un positivo abbondante. E anche il comportamento in curva cambia, perché diventa possibile dare molto più gas a moto inclinata, pur rimanendo sempre sotto il controllo dall’elettronica, e quindi la guida si fa molto più divertente e adatta alla maggior parte dei motociclisti, anche ai pistaioli non troppo navigati. Il passaggio alla modalità Race imprime un’ulteriore svolta alla guida, sia per l’ulteriore innalzamento delle soglie di intervento di ABS e DTC, sia soprattutto perché il comando del gas diventa nettamente più reattivo e in sintonia con il comportamento dei freni. Con questa modalità la moto diventa una belva di cui avere rispetto, ma nonostante tutto, rimane sempre un oggetto gestibile con relativa facilità, grazie alla docilità e alla regolarità del motore, almeno finché si rimane sotto il regime di coppia massima, cosa peraltro abbastanza facile, vista la quota stratosferica a cui esso si trova. Esiste un’ulteriore modalità, la Slick, pensata per la guida in pista con pneumatici non scolpiti e non attivabile attraverso il pulsante sul manubrio, bensì attraverso un comando posto sotto la sella.  Il suo uso su strada è del tutto inutile, e credo che siano pochi i motociclisti che anche in pista ne potranno sfruttare tutte le potenzialità.

Comfort

Parlare di comfort è forse un po’ eccessivo con una moto del genere, ma è innegabile che la S1000RR sia relativamente comoda, grazie alla posizione di guida non esasperata, e consenta tratte anche lunghe senza affaticare il pilota, almeno finche non si esagera con lo sconnesso. Le sospensioni consentono comunque di tarare la moto in modo da poter essere usata senza problemi su strada. La protezione aerodinamica è buona per la categoria e non evidentemente peggiore di quella garantita da una K1300S. In più è disponibile un cupolino più alto, oltre al quale la BMW offre due borse, una da serbatoio e una da installare sullo strapuntino del passeggero, a sottolineare l’insospettabile versatilità di questa moto.

Pregi

  • Sicurezza garantita dall’elettronica eccezionale e raffinatissima
  • Motore altrettanto eccezionale, potentissimo, sfruttabile anche ai bassi e regolare
  • Stabilità di riferimento
  • Confort accettabile

Difetti

  • Sistemazione di fortuna del passeggero
  • Frenata potente, ma non perfettamente modulabile