In writing the review of my 2007 BMW K1200GT, equipped with its good old dials, it came naturally to me to reflect on infotainment available in modern vehicles and, given that the topic is of general interest and not just about who is interested in this specific bike, I decided to write a separate article.
Digital had entered the instrumentation a few years before, but these were monochrome LCDs, which usually accompanied only the traditional tachometer; above all, there was no possibility of connection with a smartphone, typical of current production. Sure, compared to today’s TFT displays, 2000s instruments look like leftovers from the Great War. But I wonder: With these fantastic screens showing everything in Technicolor, is life on board really better? Fluff aside, and for various reasons, my opinion is no; and the same applies to both motorcycles and cars.
First of all, graphics aside, the amount of information useful for driving that is available on a modern instrument panel is exactly the same that I have on my K and on any other good instrument panel of the time. What really changed was the addition of accessory information, i.e., infotainment and GPS navigation; but their introduction is precisely the main cause of the problems that arise in the use of modern displays. In fact, the need to manage an enormous amount of information has forced manufacturers to implement complicated menus and, although they have made an effort to simplify their use, introducing wheels, joysticks, and the like , navigation remains a fact that requires a lot of time and attention, distracting from riding, not counting the time lost studying, at least in outline, the dozens of pages that every manual now dedicates to the matter: 46 on the BMW R1200GS, and over 60 on the Moto Guzzi V100 Mandello!
Furthermore, infotainment and GPS navigation rely on the smartphone and therefore require its pairing with the bike’s Bluetooth system, as well as the hands-free system installed in the driver’s helmet. Now, I chew a bit of technology, but until today I have not found a single motorcycle or car where the connection between smartphone and on-board instrumentation has not given me problems, not only during the first installation, but also in normal use. First of all, you need to study the manual and waste time understanding how to do it. Then you have to make the connection, raise your hand who succeeded the first time. Then there are the failed reconnections on restart, resulting in cumbersome decoupling and repeating the procedure, a problem that shouldn’t even exist, but is a frequent experience. Furthermore, operating the smartphone functions via the bike commands is much more cumbersome than directly using the smartphone itself.
As if all this were not enough, the GPS route is often displayed on the TFT display only in the form of pictograms and written directions; but even in cases where a real map is reproduced, it is not the same as seen in Google Maps or in Waze and usually lacks some important information, especially that related to speed camera locations.
But then, isn’t it better to leave the instrumentation with its traditional tasks, and use the smartphone directly for everything else? That’s exactly what I do on my K and it works well, much better than on a modern bike. I installed it on the handlebar in a perfect position by using the original BMW GPS base to mount a Quad Lock support with a bayonet coupling that hooks onto a very sturdy, dedicated cover that cannot be accidentally released in any way. I also mounted a watertight USB socket for recharging which can be done also with a wireless system with most modern smartphones.
Mounting in open air ensures that the phone does not overheat — at least my Huawei P30 doesn’t. A transparent rubber cover protects the phone in case of pouring rain although, to tell the truth, I have never had to use it because it is almost impossible for mounted phones to get wet on big tourers. Most of today’s motorcycling gloves allow the use of the display without major problems. Texting is not possible, but usually the destination is set before departure and, in any case, Waze and Google Maps accept voice commands and have large buttons that can be operated with gloves; the same goes for the main commands of the best music players.
Recently, BMW has started to offer an aftermarket smartphone holder that allows use via the Multicontroller wheel. Could this be the beginning of a rethink? I hope so.
Nello scrivere la recensione della mia BMW K1200GT del 2007, dotata della sua brava strumentazione a lancette, mi è venuto spontaneo fare una riflessione sull’uso dell’infotainment nei veicoli moderni, e dato che l’argomento è di interesse generale e non riguarda solo chi è interessato alle K, ho preferito ricavarne un articolo a parte.
All’epoca il digitale era entrato da qualche anno nelle strumentazioni, però si trattava di LCD monocromatici, che di solito affiancavano soltanto il tradizionale contagiri a lancetta e, soprattutto, non era prevista la possibilità di connessione con lo smartphone, tipica della produzione attuale. Certo, al paragone con i display TFT attuali, le strumentazioni degli anni 2000 sembrano residuati della Grande Guerra. Però mi chiedo: con questi fantastici schermi che mostrano tutto in Technicolor, la vita a bordo è davvero migliore? Fuffa a parte, secondo me no, per diverse ragioni, e il discorso vale sia sulle moto che sulle auto.
Innanzitutto, grafica a parte, la quantità di informazioni utili alla guida a disposizione su una strumentazione moderna è la stessa identica che ho sulla mia K e su qualsiasi altra buona strumentazione dell’epoca. Ciò che cambia veramente è l’aggiunta di informazioni accessorie, cioè l’infotainment e la navigazione GPS, ma la loro introduzione è proprio la causa principale dei problemi che sorgono nell’uso dei moderni display. Infatti, la necessità di gestire una mole enorme di informazioni ha costretto i costruttori ad implementare complicati menù per la loro gestione, e per quanto si siano sforzati per semplificarne l’uso, introducendo rotelloni, joystick e simili, la navigazione rimane un fatto che richiede tanto tempo e attenzione, distraendo dalla guida, senza contare il tempo perso a studiarsi almeno a grandi linee le decine di pagine (46 sulla BMW R1200GS e oltre 60 sulla Moto Guzzi V100 Mandello!) che ogni manuale ormai dedica all’argomento.
Inoltre, l’infotainment e la navigazione GPS fanno affidamento sullo smartphone e quindi richiedono il suo accoppiamento con il sistema bluetooth alla strumentazione, oltre che al sistema vivavoce installato nel casco del pilota. Ora, di tecnologia ne mastico un po’, ma fino ad oggi non ho trovato una sola moto o auto dove la connessione tra smartphone e strumentazione di bordo non mi abbia dato problemi, non solo in fase di prima installazione, ma anche nell’uso normale. Innanitutto, occorre studiare il manuale e perdere tempo per capire come si fa. Poi bisogna ralizzare la connessione, e alzi la mano chi ci è riuscito la prima volta. Poi ci sono le mancate riconnessioni alla ripartenza, con conseguente, macchinoso disaccoppiamento e ripetizione della procedura, un problema che non dovrebbe nemmeno esistere, ma è esperienza frequente. Inoltre, la manovra delle funzioni dello smartphone attraverso la strumentazione è molto più macchinosa di quella possibile sullo smartphone stesso.
Come se tutto questo non bastasse, la visualizzazione della mappa del navigatore sul display TFT avviene spesso solo sotto forma di pittogrammi e indicazioni scritte, ma anche nei casi in cui è riprodotta una mappa, questa non è la stessa che si vede in Google Maps o in Waze e di solito manca di alcune informazioni importanti e in particolare di quelle relative agli autovelox.
Ma allora, non è meglio lasciare alla strumentazione i suoi compiti tradizionali, e usare direttamente lo smartphone per tutto il resto? È esattamente ciò che faccio sulla mia K e mi trovo benissimo, molto meglio che su una moto attuale. L’ho installato sul manubrio in posizione perfetta, utilizzando la basetta del navigatore originale BMW, sulla quale ho montato un supporto della Quad Lock, con un innesto a baionetta che si aggancia a una robustissima cover dedicata e non può sganciarsi accidentalmente in alcun modo. Inolte ho montato una presa USB stagna per la ricarica, che comunque sugli smartphone più moderni può essere fatta anche con il sistema wireless.
Il montaggio all’aria aperta fa sì che il telefono non vada in surriscaldamento. Una cover di gomma trasparente protegge il telefono in caso di pioggia battente, anche se a dire il vero non l’ho mai usata, perché sulle grandi tourer è quasi impossibile che si bagni. La maggior parte dei guanti tecnici attuali consente l’uso del display senza grossi problemi. Scrivere non è possibile, ma di solito la destinazione si imposta prima della partenza, e comunque Waze e Google Maps accettano i comandi vocali e hanno pulsanti grandi e azionabili anche con i guanti, e lo stesso vale per i comandi principali dei migliori lettori di musica.
Di recente, BMW ha iniziato ad offrire in aftermarket un supporto per smartphone che ne consente l’uso tramite il rotellone Multicontroller. Potrebbe essere l’inizio di un ripensamento? Lo spero proprio.
La nuova BMW F850GS prende il posto della F800GS, la media enduro stradale sul mercato dal 2008, ma discende da un progetto completamente nuovo e diverso sotto molti punti di vista e si colloca su un gradino più alto. È evidente lo sforzo della Casa bavarese di alzare il tiro, nel tentativo di sottrarre clienti alla Honda Africa Twin, che pur avendo una cilindrata superiore, offre la stessa potenza e caratteristiche per molti versi analoghe, ma a un prezzo di attacco superiore di circa 1000 Euro. La cosa traspare dalle finiture, senz’altro migliori che sulla F800GS, dalle maggiori prestazioni e dalla possibilità di montare praticamente tutta sterminata la gamma di accessori già disponibili da tempo sulle serie maggiori della Casa tedesca, cosa che rende la nuova F unica nel suo segmento.
Com’è
Aspetto
La moto
è una tipica BMW GS: costruzione solida e design molto sofisticato e asciutto,
ma con finiture sicuramente migliori che nei modelli del recente passato e in
particolare rispetto alla F800GS, si vedano in particolare i bei supporti delle
pedane del passeggero, in lega pressofusa e – finalmente! – imbullonati al
telaio reggisella anziché ricavati da semplici tubi e saldati ad esso.
La
F850GS non somiglia alla F800GS, non solo per il design, più mosso e raffinato,
ma anche per il diverso layout del telaio e del motore, completamente
riprogettati, dello scarico, ora a destra, e del serbatoio, tornato nella
posizione tradizionale, mentre in precedenza si trovava sotto la sella del
passeggero. Quest’ultimo cambiamento ha permesso un design assai più filante
della parte posteriore e un vano sottosella di dimensioni insolite per una BMW
moderna, in grado di alloggiare un antipioggia di emergenza o un kit di pronto
soccorso oltre a documenti e attrezzi. Lo spostamento del serbatoio ha
contribuito anche a spostare il baricentro più in avanti, alla ricerca di una
maggiore sportività.
Ciclistica
Il telaio a traliccio in acciaio della F800GS è stato completamente sostituito da una monoscocca sempre in acciaio, più rigida, che mantiene il motore come elemento strutturale.
Le
sospensioni non sono state rivoluzionate, ma riviste in parecchi dettagli. Sono
sempre presenti la forcella a steli rovesciati da 43 mm con ammortizzatore di
sterzo e il forcellone in alluminio a doppio braccio con ammortizzatore a
smorzamento progressivo WAD, ancorato senza leveraggi e ora dotato di serbatoio
separato, ma l’escursione della sospensione anteriore è scesa da 230 a 204 mm,
quella della sospensione posteriore è salita da 215 a 219 mm, il passo è cresciuto
da 1573 a 1593 mm e l’angolo di sterzo è sceso da 28° a 26°.
A richiesta è disponibile il sistema Dynamic ESA (Electronic Suspension Adjustment), già presente sulle serie S, K ed R e assai più avanzato del vecchio ESA disponibile sulla serie F800. Da fermo consente di regolare la taratura in funzione del carico (solo pilota, pilota con bagagli, con passeggero), mentre in qualsiasi momento è possibile scegliere un settaggio tra Road e Dynamic – mentre con i riding mode Enduro ed Enduro Pro è disponibile il settggio Enduro – nell’ambito dei quali il sistema adatta automaticamente la rigidità delle sospensioni in funzione dello stile di guida e delle manovre del pilota. La taratura Road è quella standard per tutti i riding mode stradali (compreso il Dynamic), buona sulle asperità, ma non cedevole, mentre la Dynamic rende la guida più precisa con conseguente maggior rigidità sullo sconnesso, comunque non eccessiva. Si noti che i settaggi definiscono solo l’impostazione dell’assorbimento delle sospensioni, perché come vedremo in seguito, la scelta dei mode di guida influisce anche sull’assetto.
Immutate le dimensioni delle ruote, con cerchi da 2,15×21” anteriore e 4,25×17” posteriore e pneumatici rispettivamente di misura 90/90 21 e 150/70 R 17, ma la nuova struttura a raggi incrociati, adottata per la prima volta sulla serie F, ha consentito l’eliminazione delle camere d’aria e dona alla moto una maggiore precisione di guida rispetto ai cerchi a raggi tradizionali, più flessibili in curva.
Motore
Il
motore della F850GS, progettato da BMW, prodotto dalla cinese Loncin e
controllato esemplare per esemplare dalla Casa tedesca – che evidentemente
vuole essere sicura di non avere problemi dovuti all’outsourcing – è
sempre un bicilindrico in linea bialbero a quattro valvole per cilindro montato
trasversalmente, ma per il resto si tratta di un’unità profondamente diversa
dal propulsore della serie F800, progettato e realizzato dall’austriaca Rotax.
La
cilindrata è passata da 798 a 853 cc, con alesaggio e corsa di 84 e 77 mm e
rapporto di compressione salito da 12:1 a 12,7:1, e sono disponibili tre
diversi livelli di potenza:
95 CV a 8250 giri e 92 Nm a 6250 giri sulla F850GS
77 CV a 7500 giri e 83 Nm a 6000 giri sulla F750GS
48 CV a 6500 giri e 63 Nm a 4500 giri su entrambi i modelli in
versione A2.
Il balzo
in avanti rispetto al Rotax – che sviluppava nella versione più potente 85 CV e
83 Nm – è evidente.
Ma le prestazioni maggiorate non sono la novità più appariscente, quello che più colpisce del nuovo motore sono le caratteristiche – in primis il sound – che derivano dal nuovo imbiellaggio. Nel motore della F800 i due pistoni sono collegati a due gomiti posti a 0° l’uno dall’altro e quindi si muovono affiancati. Per ottenere la regolarità degli scoppi, le fasi dei due cilindri sono distanziate di un giro, cioè 360° (come è noto, le fasi del ciclo di un motore a 4 tempi si sviluppano lungo due giri), per cui quando un pistone scende per effettuare l’aspirazione, l’altro scende in conseguenza dello scoppio, e così via per le altre fasi. Questo schema assicura la perfetta regolarità degli scoppi, che si susseguono a ogni giro dell’albero motore – e infatti il suono del Rotax è stretto parente di quello dei bicilindrici boxer, che hanno la stessa caratteristica – ma crea notevoli problemi di bilanciamento, che richiedono un sistema di smorzamento delle vibrazioni pesante, senza il quale il motore sussulterebbe più o meno come un monocilindrico (ricordate le vecchie Fiat 500 al minimo? Ecco, così). In questo caso il sistema adottato prevede un battente posto sotto all’albero motore e azionato da un terzo gomito situato tra i due gomiti “veri”, che funziona bene ai bassi regimi, ma tende a perdere efficacia agli alti, e infatti tutte le F800 vibrano in modo un po’ fastidioso in velocità e tirando il collo al motore.
Sulla
BMW F850GS invece i gomiti sono posti a 90° uno dall’altro – l’albero visto dal
lato ha la forma di una L anziché essere piatto come sul Rotax. I pistoni si
muovono quindi uno in ritardo di mezza corsa rispetto all’altro, mentre le rispettive
fasi sono state opportunamente distanziate, in modo da avere una sequenza degli
scoppi 270° – 450°, irregolare ma non troppo, che è la stessa dei bicilindrici
a V di 90°, con la differenza che in questi lo sfasamento dei pistoni,
imbiellati su uno stesso gomito dell’albero motore, è dovuto all’angolo fra i
cilindri.
Il
risultato di tutto questo è che il motore vibra, si comporta e soprattutto
suona in modo simile a un bicilindrico a V, pur con la compattezza tipica dei
motori in linea.
Questo
schema non è rivoluzionario in sé, in quanto è stato già adottato da altri
costruttori – per esempio da Yamaha sulla TDM900 e da Honda sulla serie NC e,
guarda caso, sull’Africa Twin attuale – ma lo è su una BMW, perché non si era
mai sentita una moto con il logo dell’Elica suonare in questo modo. Il nuovo
sound è senza dubbio assai più bello di quello prodotto dal vecchio propulsore,
tanto che nella cartella stampa e nella documentazione pubblicitaria della
F850GS si magnifica ripetutamente tale caratteristica. Dato che non avevo mai
sopportato il suono del Rotax – lo consideravo il maggior difetto della F800GS
– non posso che essere felice di questa scelta.
La distribuzione è a quattro valvole radiali per cilindro, azionate indirettamente da due alberi a camme mediante l’interposizione di piccoli bilancieri, secondo uno schema diffuso sugli ultimi modelli della Casa bavarese, mentre lo smorzamento delle vibrazioni è affidato a due contralberi di equilibratura, posti davanti e dietro all’albero motore e leggermente più in basso e azionati da ingranaggi.
Da
notare anche la presenza di un decompressore su ogni cilindro, che si apre automaticamente
un po’ sotto i 1000 giri al minuto, come avviene sui motori boxer LC e K1600.
Esso riduce lo sforzo necessario per far ruotare il motore spento e quindi
consente un avviamento particolarmente pronto.
Nuovo
rispetto al modello precedente è anche l’uso massiccio dell’elettronica per
variare il comportamento del motore (e non solo) nelle varie situazioni di
guida, similmente a quanto avviene già da tempo sulle serie S, K ed R della
Casa bavarese.
Di
serie sono disponibili due mode, Rain e Road, che impattano sulla
risposta al comando del gas, sull’assetto delle sospensioni e sulla regolazione
del sistema antipattinamento ASC (Automatic Stability Control) e dell’ABS: Road
va bene in generale per l’uso su strada, con risposta al gas standard, ASC
regolato per superfici ad alta aderenza e ABS per guida stradale, mentre Rain
offre una risposta più dolce al gas e una regolazione più conservativa del
sistema antipattinamento ASC.
A
richiesta poi è possibile avere la Modalità di guida Plus, che comprende:
i mode Dynamic, Enduro e Enduro Pro
il sistema DTC (Dynamic Traction Control), più sofisticato dell’ASC
e basato su una piattaforma inerziale
l’ABS Pro con luce di stop dinamica, di cui si parlerà nel
paragrafo sui freni
la luce di stop dinamica, che lampeggia in caso di frenata di
emergenza e alle basse velocità è affiancata automaticamente dal lampeggio di emergenza.
Dynamic serve per la guida su strada come Road, ma rende tutto più scattante: la risposta del gas è immediata, ABS e ASC intervengono solo poco prima di combinare guai seri e in più il retrotreno si solleva, rendendo la guida più caricata sull’avantreno e quindi più pronta. Enduro è utile per una guida in fuoristrada non troppo impegnativa; addolcisce il gas un po’ come in Rain, ma adatta ABS e DTC all’uso su fondi a bassa aderenza e solleva il retrotreno come in Dynamic per avere maggior escursione. Enduro Pro, accessibile solo dopo aver inserito una chiavetta in un apposito alloggiamento sotto alla sella, serve per il fuoristrada più duro e prevede, oltre all’assetto rialzato, regolazioni di DTC e ABS specifiche per l’uso di gomme tassellate su fondi a bassa aderenza e ABS sempre disinserito sulla ruota posteriore, che così può derapare in frenata a piacimento.
Trasmissione
Il
cambio è anch’esso stato riprogettato e a richiesta è dotato di quickshifter
funzionante anche in scalata.
Queste
sono le velocità massime reali raggiungibili al regime di potenza massima (8250
giri):
1a
74,8 km/h
2a
102,5 km/h
3a
132,4 km/h
4a
162,0 km/h
5a
192,1 km/h
6a
218,9 km/h
Interessante
il fatto che rispetto alla F800GS i rapporti sono meno ravvicinati, con la 1°
sensibilmente più corta (in effetti era un po’ troppo lunga per una enduro
stradale) e la 6° più lunga. Nel seguito le velocità a 1000 giri a confronto:
F800GS
F850GS
1a
9,6 km/h
9,1 km/h
2a
13,6 km/h
12,4 km/h
3a
17,2 km/h
16,1 km/h
4a
20,2 km/h
19,6 km/h
5a
22,8 km/h
23,3 km/h
6a
24,7 km/h
26,5 km/h
La
frizione è antisaltellamento.
Freni
La
moto è equipaggiata con due dischi anteriori da 305 mm morsi da pinze flottanti
Brembo con due pistoncini e con un disco posteriore da 265 mm e pinza flottante
a 1 pistoncino, ed è presente di serie un impianto ABS a due canali separati.
Il pacchetto
optional Modalità di guida Plus, comprende il sistema ABS Pro, denominazione
adottata da BMW per il proprio sistema di cornering ABS, che avvalendosi della
piattaforma inerziale, riesce a evitare il bloccaggio delle ruote anche in caso
di forte frenata in curva, principalmente rendendo meno brusca la frenata sulla
ruota anteriore.
Abbinata
all’ABS Pro è la luce di stop dinamica, che lampeggia in caso di frenata di
emergenza e alle basse velocità è affiancata automaticamente dal lampeggio di
emergenza.
Comandi
e accessori
I comandi
sono quelli del nuovo corso BMW, esteticamente gradevoli e caratterizzati dalla
presenza di numerosi tasti per azionare tutti i servizi disponibili di serie o
a richiesta; sono davvero tanti, specialmente sul lato sinistro, tanto da far
sentire di notte la mancanza della retroilluminazione.
Le
frecce si azionano con il comando standard, ma con lo spegnimento automatico,
che avviene in modo differenziato in base alla velocità:
sotto i 30 km/h, dopo 50 metri
tra i 30 e i 100 km/h, dopo un tratto di strada che varia in
funzione della velocità e dell’accelerazione
sopra i 100 km/h, dopo 5 lampeggi
La
logica adottata vorrebbe migliorare quella precedente, più semplice, ma a mio
parere non ci riesce, perché i 5 lampeggi sono pensati per il caso del
sorpasso, che però può avvenire anche sotto i 100 km/h, ma non vanno bene
quando ci si avvicina a un’uscita autostradale, perché di solito ciò avviene a
più di 100 km/h.
Secondo
me, al pari di quanto avviene sulle auto, dovrebbe essere permessa una duplice modalità
di azionamento delle frecce:
tocco veloce = funzione sorpasso (3-5 lampeggi pre-impostabili
dal conducente)
tocco trattenuto = funzione svolta (lampeggio prolungato di
durata pre-impostabile dal conducente)
Il
lampeggio dell’abbagliante è ottenuto premendo con l’indice una levetta posta
sopra al blocchetto sinistro, mentre il devioluci è attivato tirando in fuori
la stessa leva.
Il
clacson è azionato dal consueto pulsante sotto al comando delle frecce – l’eventuale
presenza della ghiera del Multi-controller non ne ostacola il raggiungimento –
mentre l’hazard è azionabile con un pulsante dedicato posto sopra al blocchetto
sinistro.
Sempre
nel blocchetto di sinistra sono presenti il tasto del sistema opzionale Dynamic
ESA (Electronic Suspension Adjustment) descritto più sopra, e i comandi del pratico
ed efficace cruise control opzionale che già equipaggia da tempo i modelli S, K
ed R della casa bavarese. Come di consueto, esso viene azionato da una levetta
posta dotata di una protezione scorrevole che funge da interruttore per lo
spegnimento. Una volta spostata la protezione verso destra, premendo la levetta
in avanti si imposta la velocità corrente, che viene mantenuta finché non si
frena o si tira la frizione o si cambia (se la moto è dotata di quickshifter) o
si forza la chiusura del gas. Se a regolazione attiva si preme la levetta in
avanti o all’indietro, la moto accelera o decelera progressivamente finché non
si rilascia il comando, mentre se la regolazione è stata disattivata, tirando
la levetta all’indietro si richiama l’ultima velocità memorizzata.
Sul
blocchetto di destra sono presenti invece il tasto per il riscaldamento delle
manopole con tre scelte – riscaldamento rapido e due livelli di intensità – quello
per i mode di marcia, descritti più sopra, e il consueto tasto a
bilanciere per l’avviamento e lo spegnimento di emergenza del motore.
L’esemplare
in prova era dotato di sistema Keyless Ride. La chiave rimane in tasca, mentre
l’avviamento e il bloccasterzo sono governati da un tasto presente al posto del
blocchetto di avviamento. Il manuale d’uso prevede tutta una serie di modalità
alternative di accensione/spegnimento del quadro e di
inserimento/disinserimento del bloccasterzo. In soldoni, premendo il tasto
brevemente si accende il quadro, ripremendolo brevemente si spegne, mentre premendolo
per alcuni secondi inserisce o disinserisce il bloccasterzo. Il sistema agisce
anche sul tappo del serbatoio, che può essere aperto solo entro un paio di
minuti dallo spegnimento del quadro.
Strumentazione
La
moto in prova era dotata in opzione della stessa strumentazione TFT a colori con
display da 6,5” della R1250GS, azionabile per mezzo del Multicontroller – la
pratica ghiera posta all’interno della manopola sinistra, che funge da mouse ed
equipaggia diversi modelli BMW – e del tasto “Menu” posto sul blocchetto
sinistro.
La
strumentazione prevede una visualizzazione di base semplice ma di un certo
effetto – denominata “Pure Ride” – che mostra una grande barra del contagiri,
il tachimetro in cifre e poche altre informazioni: mode di guida,
orologio digitale, marcia inserita, temperatura esterna e poco altro. È
evidente lo sforzo di BMW di evitare complicazioni eccessive, ma nonostante
tale attenzione, anche questa strumentazione più semplice di altre richiede un
certo impegno da parte del conducente per ottenere le informazioni volute e
scegliere tra le numerose funzioni possibili, a rischio di distrarsi più del
dovuto per ottenere informazioni che dovrebbero essere sempre disponibili o
comunque facilmente accessibili.
Alcune
informazioni sono presenti con qualsiasi visualizzazione, ma altre appaiono
solo in alternativa tra loro. La visualizzazione “Computer di bordo”, per
esempio, consente di vedere contemporaneamente parecchie informazioni sul
viaggio – velocità media, consumo medio, tempo totale di viaggio, tempo totale
di sosta ecc. – ma a scapito del contagiri. Se si torna alla schermata base –
denominata “Pure Ride” – l’unica che appunto prevede il contagiri, è possibile
vedere solo una delle informazioni del computer di bordo, selezionabile
mediante il tasto “Menu”. Peraltro, la selezione di tale informazione avviene
secondo una sequenza circolare in una sola direzione, e se si sbaglia e si
salta ciò che si vuole, occorre fare tutto il giro della dozzina di dati
disponibili, con altrettante pressioni del tasto dedicato.
La strumentazione può essere abbinata via bluetooth allo smartphone e all’interfono del casco – di qualsiasi marca. Una volta stabilito il collegamento, è possibile accedere a diverse funzionalità: telefonate e rubrica, ascolto della musica – con un motore di ricerca particolarmente ben fatto – e navigazione, tutte governabili direttamente tramite il Multicontroller e il tasto Menu. Molto interessante è la possibilità di avere sul display TFT le indicazioni di guida fornite dal navigatore dello smartphone (per esempio Waze o Google Maps); non c’è la mappa, ma tutte le altre indicazioni sì: distanza all’arrivo e ora prevista, distanza fino alla prossima svolta, nome della strada attuale, nome della strada da prendere alla prossima svolta, pittogrammi che descrivono gli incroci e le rotatorie del percorso e limite di velocità lungo il tratto percorso. Il sistema è molto chiaro nel funzionamento e non fa rimpiangere più di tanto il navigatore dedicato.
A
richiesta è possibile avere la predisposizione per il BMW Navigator VI (credo
che vadano bene anche le versioni IV e V, perché forma e attacco dovrebbero
essere sempre gli stessi, e così pure il Garmin 660) alloggiato su una staffa
di fissaggio che a differenza che in altri casi non copre nemmeno parzialmente
la strumentazione ed è dotata di un sistema di chiusura con la chiave della
moto il cui azionamento però è abbastanza macchinoso. Il navigatore è anch’esso
azionabile tramite il Multicontroller e si interfaccia con la strumentazione,
della quale può mostrare alcune informazioni e alla quale cede l’ora esatta.
Illuminazione
La
moto provata era dotata dell’impianto d’illuminazione a led opzionale. Il gruppo
ottico anteriore, completamente nuovo e piuttosto bello, ha abbagliante e
anabbagliante di potenza, ampiezza e omogeneità eccellenti ed è dotato di una
pratica manopola per la regolazione fine dell’altezza posta a destra della
strumentazione e azionabile anche con i guanti.
Come
sugli altri modelli della Casa equipaggiati con fari a led è prevista una luce diurna,
che è disponibile anche in abbinamento al normale faro a lampade alogene. In
quest’ultimo caso si ha il vantaggio di una luce ad assorbimento nettamente più
basso e con una durata assai maggiore rispetto all’anabbagliante, ma nel caso
del faro full led mi sfugge l’utilità della cosa, visto che la visibilità della
moto dal davanti diminuisce senza vantaggi apprezzabili rispetto all’anabbagliante
a led, che ha comunque un assorbimento molto basso. Attraverso il menu
Impostazioni della strumentazione è possibile impostare per default
l’anabbagliante sempre acceso o la luce diurna a commutazione automatica, e si
può sempre possibile scegliere manualmente tra le due modalità attraverso un
pulsante posto sul blocchetto sinistro.
Con la
modalità di guida Pro la moto è inoltre presente la luce di stop dinamica, descritta
più sopra.
Posizione
di guida
La
sella, in un pezzo unico per pilota e passeggero, è sufficientemente imbottita –
più rigida che soffice – abbastanza comoda e consente parecchio agio a pilota e
passeggero. Non è molto larga, e se questo non favorisce il confort, di sicuro facilita
gli spostamenti tipici della guida sportiva o in fuoristrada. Non è prevista
alcuna regolazione in altezza, ma sono disponibili diverse selle:
bassa 835 mm
standard 860 mm
comfort 875 mm
rallye 890 mm
È
anche disponibile un assetto delle sospensioni ribassato di 20 mm, che porta
l’altezza minima disponibile a 815 mm, comunque fuori dalla portata dei più
bassi, che dovranno quindi accontentarsi della F750GS.
A proposito di altezza, BMW dice che l’altezza della sella sulla F850GS è stata ridotta di 20 mm. In effetti con la sella standard la F800GS raggiungeva ben 880 mm, ma proprio per questo la Casa aveva presto optato per equipaggiarla di serie con la sella bassa, posta a 850 mm dal suolo. Quindi, se paragoniamo i due modelli in assetto standard, la F850GS è più alta.
Le
pedane sono giustamente distanziate dalla seduta e poste sulla verticale della
parte anteriore della sella e consentono una posizione molto comoda delle
gambe, non troppo turistica, con un angolo del ginocchio ampio. Non so perché,
ma in questo caso intralciano assai meno che su altri modelli del genere quando
si poggiano i piedi a terra, forse a causa della snellezza della moto. Il
manubrio è abbastanza largo, alto e arretrato, come si usa sulle enduro
stradali. Da tutto ciò risulta una posizione di guida naturale e comoda, abbastanza
simile a quella della serie precedente, con il busto quasi dritto – forse un
filo più inclinato in avanti – ma comunque tale da poter anche caricare un po’ le
pedane nella guida sportiva. Altro discorso va fatto per la guida in piedi: le
gambe hanno buona presa sul serbatoio, ma il manubrio a mio parere è un po’
troppo basso.
Gli
specchi, sono un po’ piccoli, ma ben distanziati, si trovano ad altezza tale da
non interferire con quelli delle auto, non vibrano e consentono una visuale che
potrebbe essere più ampia.
Passeggero
Il
passeggero siede leggermente più in alto del pilota, su una porzione di sella non
troppo larga ma lunga e sufficientemente imbottita e con pedane abbastanza
distanti e avanzate, e ha a disposizione due ampie maniglie. Ne risulta una
posizione abbastanza comoda e adatta ai viaggi.
Capacità
di carico
Le
valigie somigliano a quelle del modello precedente, ma sono interamente nuove e
non sono intercambiabili con esse. Il sistema di aggancio è stato modificato sul
modello della R1200/1250GS e reso più robusto e più pratico, ed è stata
conservata la possibilità di variare il volume interno attraverso un maniglione
posto all’interno di ogni valigia, topcase compreso. La capacità delle valigie laterali
Vario è tra i 30 e i 39 litri per la valigia sinistra, e tra i 20 e i 29 litri per
la destra, mentre il topcase ha una capienza variabile tra i 25 e i 35 litri e
può contenere un casco integrale. A valigie montate la larghezza della moto
diventa come al solito notevole, specie con il loro volume regolato al massimo.
Come va
Manovre
da fermo
La moto pesa sensibilmente più della F800GS, 229 kg contro 217 (che già erano lievitati rispetto ai 207 kg della prima versione del 2008), e la cosa, insieme alla notevole altezza della sella, rende un po’ più problematica del previsto la movimentazione della moto nelle manovre, almeno per chi non arriva a 1,80. Il cavalletto centrale è ben fatto e non richiede particolare sforzo, mentre quello laterale si trova facilmente.
Partenza
L’avviamento
è prontissimo, grazie alla presenza dei decompressori, e il nuovo sound stampa fin
da subito un bel sorriso in faccia. Il comando del gas elettronico è perfetto e
praticamente privo di on-off, mentre la frizione è morbidissima, più che sulle
F800, ma rimane non molto modulabile, anche perché, come sempre con questo tipo
di frizione, la leva si muove un po’ nel passaggio dal tiro al rilascio e
viceversa.
Motore
Il nuovo motore
imprime alla moto un dinamismo senza dubbio maggiore, e questo è
particolarmente evidente in partenza, grazie anche alla prima più corta. BMW
dichiara uno spunto 0-100 km/h in 3,8” contro i 4,3” della F800GS, una
differenza rilevante. Non parliamo di una moto strappabraccia, ma le
prestazioni sono sostanzialmente sovrapponibili a quelle della R1200GS raffreddata
ad aria e quindi comincia a essere un bell’andare.
La coppia è leggermente inferiore rispetto alla F800GS ai bassissimi regimi, sostanzialmente uguale dai 3000 ai 5000 giri e poi superiore, con un picco abbastanza evidente poco oltre i 6000 giri e un allungo maggiore, che permette di superare gli 8250 giri del regime di potenza massima (7500 sulla F800GS) fino ai 9000 giri circa del limitatore.
Il
diverso imbiellaggio rende il motore meno propenso a girare ai bassissimi
regimi. È sempre possibile viaggiare in 6a a 2000 giri a un filo di gas, ma
come si apre, il motore scalcia un po’, pur senza raggiungere il livello di un
tipico bicilindrico a V, e smette di farlo solo passati i 3000 giri. Oltre tale
regime le vibrazioni sono senz’altro molto ridotte – e nettamente inferiori
rispetto alla F800GS – e rimangono più che accettabili fino alla linea rossa
posta a 8500 giri, oltre i quali il contagiri diventa tutto rosso e comincia a
lampeggiare; impossibile non rendersi conto dell’approssimarsi del limitatore,
posto circa 500 giri più in alto.
I riding
mode cambiano sensibilmente la reattività del motore in rapporto alla
rotazione della manopola dell’e-gas. In particolare, in Dynamic la risposta è
secca e precisa, in Road è più tranquilla, ma comunque abbastanza pronta,
mentre in Rain e in Enduro la reazione è molto addolcita, tanto da poter creare
qualche problema nel caso di guida su asfalto asciutto, dove alla riapertura
secca del gas in uscita da una curva presa alla garibaldina la risposta è
talmente ritardata da spiazzare il pilota, che per un lungo istante sente la
moto cadere verso l’interno senza sufficiente accelerazione.
Il sistema
DTC (Dynamic Traction Control) è preciso nell’intervento e poco invasivo,
soprattutto in Dynamic, e non è nemmeno troppo brusco, cosa non scontata su un
bicilindrico.
Cambio
Il
cambio è molto piacevole, preciso, dalla corsa corta e più morbido che sulla
F800, e anche il quickshifter fa il suo dovere, anche se al prezzo di una leva
un po’ più contrastata. Il sistema secondo me ha la sua ragion d’essere
principalmente nella rapidità di cambiata nella guida sportiva, davvero
fulminea, mentre per il resto trovo molto più piacevole cambiare in modo
tradizionale, perché in tal modo la leva del cambio è più morbida e si riducono
sensibilmente gli scossoni a pilota e passeggero – a patto ovviamente di saper
cambiare come si deve.
Freni
La
frenata è potente, resistente e ben modulabile con entrambi i comandi, e la
moto rimane molto stabile anche nelle frenate assassine, grazie soprattutto al
ridotto affondamento della forcella – in particolare con le sospensioni
regolate su Dynamic – e all’avancorsa e all’interasse particolarmente lunghi.
L’ABS
Pro funziona piuttosto bene. In particolare, risulta assai meno invasivo
rispetto a quello della F800GS, dove entrava spesso al posteriore, mentre all’anteriore
causava un effetto moto-che-scappa-avanti molto evidente, assente sulla F850GS
provata. Non ne ho la certezza, ma sospetto che in caso di intervento
antibloccaggio sulla ruota anteriore, il nuovo sistema accentui la frenata
sulla ruota posteriore. Sulla sua capacità di evitare i bloccaggi in curva non
so cosa dire, perché il mio istinto di autoconservazione li evitava anche
prima. Probabilmente la sua utilità emerge nel caso di panic-stop, che non si è
verificato durante il test – lo considererei un fallimento della mia strategia
preventiva – e non è simulabile per definizione.
Alla guida
Nel misto
A seguito delle modifiche alle quote
ciclistiche descritte più sopra, la moto ha un comportamento più adatto alla
guida veloce su strada, senza intaccare sensibilmente il confort sui fondi
sconnessi grazie alla maggiore escursione posteriore. Unitamente alla maggior
rigidità del nuovo telaio e dei cerchi a raggi incrociati, ne risulta una guida
sensibilmente più precisa, che resta di ottimo livello anche quando si alza il
ritmo, principalmente grazie al Dynamic ESA, che sostiene meglio l’assetto
nella guida sportiva e in piega. La ruota da 21’ non sembra influire
negativamente sulla maneggevolezza né tanto meno sulla precisione di guida, pur
offrendo i consueti vantaggi sullo sconnesso e in fuoristrada.
La moto è lunga e tendenzialmente più stabile
che maneggevole, ma nel misto risulta comunque efficace e divertente, grazie al
brio e al sound del motore, alla rapportatura particolarmente azzeccata, alla
prontezza dello sterzo, all’ampia luce a terra e alla precisione di guida
offerta dalla nuova ciclistica e dal Dynamic ESA. Eventuali sconnessioni non
mettono in crisi l’assetto, solo lo sporcano un po’ quando l’assetto è regolato
su Dynamic.
In
autostrada
In 6a
a 130 km/h il motore gira esattamente a 4900 giri, un regime di tutto riposo,
cui corrispondono consumi bassi e una rumorosità contenuta – il vento risulta
più forte della rumorosità meccanica e di scarico. Il piccolo parabrezza non
regolabile assicura una protezione aerodinamica superiore alle aspettative e
rende la marcia piacevole fino a circa 130 km/h, oltre i quali subentrano un
po’ di turbolenze.
In
città
In città la moto è abbastanza maneggevole, ma un po’ impegnativa nelle manovre, specie per i più bassi, a causa del peso importante e dell’altezza della sella. D’estate il collettore di scarico scalda un po’ il piede destro.
In
fuoristrada
La ruota anteriore da 21’ consente una guida efficace su sterrati e sconnesso e l’elettronica opzionale rende il motore pastoso e il molleggio e i freni adeguati, ma il peso non indifferente della moto rende il fuoristrada impegnativo un affare per pochi. A mio avviso occorrerebbe inoltre alzare un po’ il manubrio per consentire una guida in piedi più comoda ed efficace.
Consumi
Il
consumo medio rilevato nel corso di tutta la prova, condotta con il solito passo
da hooligan lungo ogni tipo di percorso, è stato di 21,7 km/litro effettivi e
si possono raggiungere i 25 km/l con poco impegno. Il consumo massimo che sono
riuscito a ottenere è stato di circa 16,5 km/l. A velocità costante il computer
di bordo indica circa 31 km con un litro a 90 km/h (!) e 21 km/l a 130. Il
serbatoio da 15 litri (uno in meno che sulla F800) consente di percorrere almeno
300-350 km con un pieno.
Pagella
Pregi
Motore potente, elastico e dotato di un sound nettamente migliore del suo predecessore
Consumi molto bassi
Frenata efficace
Guida precisa e piacevole anche nella guida sportiva e ad alta velocità
Dotazione di accessori straordinaria per la categoria
Difetti
Peso elevato per la categoria
Strumentazione digitale TFT che richiede un po’ troppo impegno
Frizione non molto modulabile
Collettore di scarico che scalda un po’ il piede destro in estate
Si ringrazia BMW Italia per aver messo a disposizione la moto della prova.